E' stato siglato in data 8 ottobre, presso la sede nazionale di Acli Terra in Roma, l'accordo di cooperazione tra la stessa Acli Terra e AGROCEPI - Federazione Nazionale Agroalimentare, con lo scopo di promuovere, si legge nell'accordo, politiche di sostegno al sistema agroalimetare anche con apposite iniziative e forme di consultazione su atti legislativi, regolamentari per assumere posizioni condivise in materia
«Acli Terra e AGROCEPI si incontrano su una parola chiave: Europa. Due organizzazioni scendono in campo - ha dichiarato Nicola Tavoletta, Presidente nazionale di Acli Terra - con la stessa maglia nel mondo dell'agricoltura, per promuovere e sostenere l'agricoltura italiana e per tutelare lavoratori e lavoratrici, senza aver paura di burocrazia, ma aiutando a stravolgere quelli che sono i pregiudizi per quanto riguarda la politica agricola comune (PAC), e quindi migliorare la produttività agricola, garantendo un approvvigionamento stabile di alimenti a prezzi accessibili».
«Con Acli Terra - ha dichiarato Corrado Martinangelo, Presidente di AGROCEPI - abbiamo deciso di firmare questo protocollo d’intesa nella convinzione che una collaborazione tra le nostre organizzazioni porterà un beneficio al mondo dell’agroalimentare. Alla filiera nel suo insieme dai produttori ai trasformatori. Conosciamo e rispettiamo la grande tradizione delle Acli e crediamo che con loro si possa lavorare per aumentare la redditività della terra e degli operatori attraverso il mercato e gli strumenti comunitari».
E' stato siglato in data 8 ottobre, presso la sede nazionale di Acli Terra in Roma, l'accordo di cooperazione tra la stessa Acli Terra e AGROCEPI - Federazione Nazionale Agroalimentare, con lo scopo di promuovere, si legge nell'accordo, politiche di sostegno al sistema agroalimetare anche con apposite iniziative e forme di consultazione su atti legislativi, regolamentari per assumere posizioni condivise in materia
«Acli Terra e AGROCEPI si incontrano su una parola chiave: Europa. Due organizzazioni scendono in campo - ha dichiarato Nicola Tavoletta, Presidente nazionale di Acli Terra - con la stessa maglia nel mondo dell'agricoltura, per promuovere e sostenere l'agricoltura italiana e per tutelare lavoratori e lavoratrici, senza aver paura di burocrazia, ma aiutando a stravolgere quelli che sono i pregiudizi per quanto riguarda la politica agricola comune (PAC), e quindi migliorare la produttività agricola, garantendo un approvvigionamento stabile di alimenti a prezzi accessibili».
«Con Acli Terra - ha dichiarato Corrado Martinangelo, Presidente di AGROCEPI - abbiamo deciso di firmare questo protocollo d’intesa nella convinzione che una collaborazione tra le nostre organizzazioni porterà un beneficio al mondo dell’agroalimentare. Alla filiera nel suo insieme dai produttori ai trasformatori. Conosciamo e rispettiamo la grande tradizione delle Acli e crediamo che con loro si possa lavorare per aumentare la redditività della terra e degli operatori attraverso il mercato e gli strumenti comunitari».
La relazione del nostro ex Presidente del Consiglio Mario Draghi per la Commissione Europea e il discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in Germania hanno centrato il tema del cambiamento climatico con serietà, rigore e pragmatismo.
La questione ambientale, come dicono i nostri rispettati Uomini di Stato, non è tema per affabulatori, per correnti modaiole eccentriche o estremisti.
È un argomento centrale per il destino dell'Umanita' che va affrontato in maniera coordinata dalla comunità scientifica e dalla società civile in armonia, anche con forme di adattamento.
La capacità di non andare in ordine sparso è affidata alla sintesi politica che pragmaticamente con la scienza può interpretare lo stato delle cose attivando gli adeguati strumenti o comportamenti.
Acli Terra sostiene che alfieri di questa azione sinergica sono proprio gli agricoltori, gli allevatori e i pescatori, reali custodi dell'ambiente.
Funzione che gli va riconosciuta nella forma e nella sostanza.
Di questo il Presidente Nicola Tavoletta ne parlerà al 43° Congresso della Ciesm (Commissione per gli studi e le esplorazioni nel Mediterraneo e nel Mar Nero) a Palermo e al Big Meeting sulle Specie aliene a Pollenzo a fine ottobre.
Il pragmatismo del Presidente Mattarella e del Presidente Draghi sono un orientamento per Acli Terra e la comunità europea
Ascolta Nicola Tavoletta <clicca qui>
(dal gr nazionale Agenzia Italia Stampa del 29 Settembre 2024, ore 12)
Il Parco Naturale delle Serre di Calabria, istituito nel 1990, vive una fase di crescita e di ruolo strategico-istituzionale nell’ambito dei percorsi autopropulsivi dello sviluppo locale regionale.
E’ presidio nell’ambito di un’area vasta bisognosa di investimenti in idee, co-progettualità, promozione del territorio e delle imprese. Un pezzo di Calabria di pregio che include ben 35 comuni, in particolare della provincia di VV con 17 Comuni: Acquaro, Arena, Brognaturo, Fabrizia, Francavilla Angitola, Gerocarne, Maierato, Mongiana, Monterosso Calabro, Nardodipace, Pizzo, Pizzoni, Polia, Serra San Bruno, Simbario, Sorianello e Spadola; la provincia di RC con i Comuni di Bivongi e Stilo e la provincia di CZ con 7 Comuni, Badolato, Cardinale, Davoli, Guardavalle, San Sostene, Santa Caterina dello Ionio e Satriano.
Un Parco già forte e attrattore che sta per accogliere nuovi comuni: Torre di Ruggiero, Vallelonga, San Nicola da Crissa, Capistrano, Soriano Calabro, Caulonia, Pazzano, San Pietro di Caridà e Dinami.
Analizzando la condizione geografica-demografico-abitativa dell’area siamo in presenza di un territorio vasto che totalizza però a stento 76.000 abitanti: 27 comuni su 34 ricadenti in aree interne, tra questi solo cinque con 5 mila abitanti, tre con 3000 residenti, sette che non superano i 2000 , undici con soli 1000 ed infine 10 addirittura con meno di 1000 abitanti. Nel graduale e continuo spopolamento questi comuni rappresentano un presidio culturale, storico-ambientale, archeologico-industriale, di itinerari monastici e turistici, una risorsa insostituibile e, come dire, prismatica per un possibile sviluppo integrato.
Vanno via i giovani che non trovano risposte lavorative in linea con le loro aspettative. Le aziende storiche, quelle create dai nostri padri nei primi decenni del novecento non reggono l’urto della velocità competitiva del nostro tempo e le loro produzioni faticano ad uscire da un territorio carente di servizi e collegamenti adeguati, con le strade che, come direbbero a Napoli, sono perlopiù sgarrupate. Da alcuni anni, vi è una reazione culturale forte, per resistere e restare, che ha come guida docenti universitari come l’antropologo Vito Teti , l’economista Domenico Cersosimo e lo storico di Dinami Michele Furci.
Nel secolo scorso, lo scrittore giornalista Sharo Gambino, con le sue battaglie civili, civiche e culturali che partivano dalla periferia più estrema, anticipò il rischio del declino delle aree marginali.
Oggi possiamo dare inizio ad un nuovo cammino che deve nascere dal territorio, attraverso il ripensamento delle azioni intraprese sulle aree interne, quali aree sistema.
Non vi è dubbio che il questo progetto di sviluppo il primo presidio è il Parco Naturale delle Serre che con la sua forza autopropulsiva potrebbe programmare e co-progettare, assieme alla rete dei comuni ed i Gal, uno sviluppo che costruirebbe la differenza, riprendendo in mano una storia di minorità socio-economica e condurla verso il ritorno ad un’economia di tutela ambientale, di qualità produttiva enogastronomica, di intrapresa economica , di cammini spirituali e culturali antichi, di turismo esperenziale, di attrattori culturali di grande interesse. Un’area di eccellenze che non possiede nessun altro Parco italiano: San Domenico di Soriano, il Castello di Arena, l’Eremo di Soreto di Dinami, l’Ecomuseo delle Ferriere di Mongiana, la Certosa di Serra San Bruno, le pietre neolitiche di Nardodipace e Ferdinandea, il Castello di Pizzo, il Lago dell’Angitola Sito di importanza Comunitaria (S.I.C.) , riserva tra le più importanti del Mediterraneo, la Ciclovia dei Parchi, i faggi monumentali delle serre che sono una forza naturale e ambientale unica, a protezione di una straordinaria biodiversità.
I valori di questi luoghi ci porterebbero a dire che siamo in presenza di un New Deal della bellezza ambientale delle Serre. Per Acli Terra Calabria il Parco Naturale delle Serre rappresenta lo strumento istituzionale più prossimo per aggregare e riabitare questi luoghi, in particolare attraverso l’incremento di una rete-distetto di attività imprenditoriali e la creazione di nuove occasioni di lavoro.
Pino Campisi - Presidente regionale Acli Terra Calabria
«L’Agricoltura Sociale, in Calabria, ha bisogno di una cornice normativa che ci metta al passo con le altre regioni e che, soprattutto, cominci a creare un linguaggio condiviso e che tenga conto della multidisciplinarietà e della ricaduta socio-economica che questa rappresenta. Riteniamo opportuna e democratica la richiesta,dapprima condivisa e poi caduta nel nulla di essere ascoltati in audizione dalla sesta commissione e dagli On Gallo e Mancuso per valutare insieme la bozza di proposta di legge regionale di Agricoltura Sociale (AS).
Il nostro gruppo, di cui fanno parte il Forum regionale Agricoltura Sociale, ACLI Terra e gruppi sociali e d’impresa è eterogeneo per competenze, esperienze ed impegno civile, caratteri che ben coniugano il carattere multidisciplinare e multi settoriale dell’AS.
Da tempo questo coordinamento lavora mettendo a sistema una proficua riflessione, un utile dibattito e un corretto confronto sulla necessità di produrre una Legge sull’Agricoltura Sociale in Calabria, che faccia riferimento alla letteratura scientifica, a ricerche e indagini condotte a livello europeo, nazionale e regionale, così come d’altra parte era emerso in un primo incontro regionale, rimasto ad oggi l’ultimo,nonostante le richieste di essere auditi per portare avanti un lavoro comune e che tenga conto delle istanze di tutte le realtà che da anni lavorano in agricoltura sociale.
Quello che chiediamo alla politica regionale è di co-progettare. Da parte nostra siamo in grado di mettere al servizio della regione le conoscenze, i dati da noi raccolti, le nostre competenze e di quanti, cittadini e famiglie, camminano con noi in un percorso di welfare fatto di valorizzazione delle risorse agro-alimentari e di servizi ai più fragili, perché è questa la mission primaria dell’ Agricoltura Sociale, insieme all’interconnessione tra eco-sostenibilità e etica di responsabilità verso le comunità e l’ambiente.
Chiediamo inoltre, di portare all’ interno della discussione la voce delle aziende agricole, del terzo settore, degli enti di ricerca e degli enti pubblici, intermedi e locali che in questi anni si sono e si stanno occupando di questa innovativa pratica capace di dare risposte utili al settore delle politiche agricole, ambientali e al welfare calabrese».