
L'intervista al Presidente ANC Tutela Patrimonio Culturale, Roberto Lai, evidenzia il suo impegno a difesa del patrimonio italiano, proseguito dopo la carriera nei Carabinieri TPC. Lai sottolinea il ruolo cruciale di divulgazione dell'Associazione, anche tramite fumetti, per educare i giovani alla legalità. Ricorda con orgoglio il recupero di capolavori come il Vaso di Assteas e il Trapezophoros, simbolo di rinascita culturale. Conclude evidenziando la partnership con Acli Terra, che unisce la difesa dei beni culturali e dell'identità agricola nel progetto "Colture & Culture".
D: Presidente Lai, oggi guida la Sezione e il Nucleo dell’ANC Tutela Patrimonio Culturale. Cosa rappresenta per lei questo nuovo ruolo?
R: È la naturale prosecuzione di un impegno che porto avanti da una vita. Dopo una lunga carriera operativa nel Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, questo incarico mi consente di continuare a difendere e promuovere i valori legati al nostro patrimonio culturale. Lo faccio con altri colleghi e colleghe, volontarie e volontari, in un contesto associativo in cui la cultura è anche servizio alla collettività.
D: L’ANC TPC è oggi molto attiva sul piano divulgativo. In che modo?
R: Siamo impegnati soprattutto in attività didattiche e divulgative: incontri nelle scuole, workshop, conferenze pubbliche e mostre. Abbiamo scelto anche uno strumento insolito ma potentissimo: il fumetto. Raccontiamo le indagini più significative con un linguaggio accessibile ai giovani. Cultura della legalità e storia dell’arte possono – e devono – dialogare anche così.
D: Uno dei casi più noti della sua carriera è il recupero del vaso di Assteas. Che ruolo ha avuto in quell’operazione?
R: È stata una delle indagini più complesse e appassionanti condotte in seno alla Sezione Archeologia del Reparto Operativo Carabinieri TPC. Il vaso di Assteas, raffigurante il “Ratto d’Europa”, era finito al Getty Museum di Malibu. Grazie a un lavoro investigativo minuzioso siamo riusciti a dimostrarne l’origine illecita. Non è solo un capolavoro dell’arte magnogreca, ma una testimonianza identitaria. Oggi ne raccontiamo la storia anche ai ragazzi, con un fumetto che ripercorre tutte le fasi dell’operazione.
“Recuperare il vaso di Assteas è stato come rimettere in piedi un monumento rubato alla dignità culturale del nostro Paese.”
D: Anche il Trapezophoros di Ascoli Satriano è tornato in Italia grazie a un’operazione in cui lei ha avuto un ruolo importante. Cosa ricorda di quel caso?
R: Il Trapezophoros è un’opera di straordinaria bellezza: una mensa funeraria in marmo del IV sec. a.C., con due grifoni che sbranano un cervo. Era finita negli Stati Uniti dopo un traffico clandestino che abbiamo smascherato grazie a un grande lavoro di squadra coordinato dal compianto magistrato Paolo Giorgio Ferri. Il valore artistico è indiscutibile, ma ciò che conta davvero è il valore simbolico: un pezzo della storia dell’Italia meridionale finalmente restituito. Anche in questo caso, abbiamo deciso di trasformare l’indagine in un racconto illustrato per le scuole.
“Quando un capolavoro trafugato torna nella sua terra, non è solo giustizia: è rinascita culturale.”
D: Tra i casi più noti della sua carriera c’è anche il recupero della Triade Capitolina. Cosa ha rappresentato per lei?
R: La Triade è molto più di una scultura: è un simbolo religioso e politico di Roma antica. Quando la recuperammo capii subito l'importanza del ritrovamento, ma è stato solo quando un amico mi disse che suo figlio l’aveva trovata sul libro di storia che mi resi conto di aver davvero scritto con il collega Tomassi e con la squadra della Sezione Archeologia una pagina di storia.
“Solo quando entra nei libri di scuola capisci che il tuo lavoro è diventato parte della memoria collettiva.”
D: Che rapporto si crea con le persone che violano il patrimonio, come i tombaroli?
R: Ho sempre mantenuto il giusto distacco, ma senza mai dimenticare il rispetto per la persona. Ricordo il caso di Casasanta: durante l’arresto evitammo le sirene, niente manette. Mi salutò con un “Lai, avete vinto voi. La Triade esiste”. Non era un collaboratore, ma comprese la portata di ciò che era accaduto.
“La divisa ti dà autorevolezza, ma il rispetto te lo conquisti con l’umanità.”
D: Dove si trova oggi la Triade Capitolina?
R: Al Museo Rodolfo Lanciani di Guidonia Montecelio, dove è valorizzata e visitata da tanti. In occasione sia del ventennale, che del trentennale del suo recupero, abbiamo deciso di raccontare la sua storia anche in un fumetto realizzato insieme al collega Tomassi. Un modo diverso per fissarla nella memoria collettiva.
D: L’Arciere orante recuperato negli USA ha un significato speciale per lei, vero?
R: Assolutamente. Era diventato il simbolo di un museo americano, ma veniva da Sant’Antioco, il mio paese. Riportarlo in Italia è stato un atto di giustizia, ma anche un gesto affettivo verso le mie radici.
“Ogni reperto che torna è come un figlio che rientra a casa dopo un lungo viaggio.”
D: Quanti reperti ha contribuito a recuperare nella sua carriera?
R: Non sono i numeri che contano. Ogni oggetto ha una storia, un’identità, un legame con il territorio. Recuperarlo significa ridare senso al passato e offrirlo al futuro.
D: Il fenomeno dei tombaroli oggi è ancora una minaccia?
R: Fortunatamente molto meno, ma il fenomeno esiste ancora. Le tecnologie ci aiutano, ma anche la maggiore sensibilità dei cittadini. Quando un oggetto viene trafugato e decontestualizzato, perde il suo significato.
“Un colpo di ruspa può cancellare secoli di storia. Chi distrugge un sito archeologico, distrugge la memoria di tutti.”
D: Qual è la sua speranza più grande oggi, come Presidente ANC TPC?
R: Che i reperti recuperati non finiscano dimenticati nei depositi, ma vengano esposti, raccontati, studiati. Che diventino strumenti di dialogo e consapevolezza. E soprattutto, che i giovani ne comprendano il valore.
“La cultura è un diritto, ma anche un dovere: quello di custodirla per chi verrà dopo di noi.”
D: Nell'ultimo anno l’ANC TPC ha avviato una collaborazione con Acli Terra. Qual è il senso di questo percorso comune?
R: Con Acli Terra abbiamo trovato un alleato prezioso. La nostra Associazione difende la memoria attraverso il recupero dei beni culturali; Acli Terra lavora per la salvaguardia dell’identità agricola e rurale. Insieme condividiamo una visione: quella di una cultura che nasce dalla terra, e dal mare e si sviluppa nel tempo e diventa bene comune. Non è un caso che ci sentiamo parte del progetto “Colture & Culture”, dove il paesaggio, l’archeologia e la tradizione si intrecciano in una narrazione etica e condivisa.
D: Cosa rappresenta per lei il progetto “Colture & Culture”?
R: È una sintesi perfetta della nostra missione: restituire valore al territorio attraverso la conoscenza. Ogni reperto recuperato è un pezzo di memoria restituito al futuro, così come ogni campo coltivato con rispetto tramanda la storia di chi ci ha preceduto. “Colture & Culture” unisce due mondi apparentemente diversi, ma entrambi fondamentali per la nostra identità. Cultura e agricoltura sono radici profonde, da cui può nascere un futuro più consapevole, sostenibile e giusto.
D: L’incontro con Nicola Tavoletta, Presidente nazionale di Acli Terra, ha avuto un ruolo chiave in questa collaborazione. Cosa può dirci a riguardo?
R: È stato un incontro importante, direi decisivo. Con Nicola Tavoletta è nato subito un dialogo autentico, basato su una visione condivisa e su valori comuni. Non si è trattato solo di un’intesa operativa, ma di un rapporto umano fondato su rispetto, fiducia e sincera amicizia. La sua sensibilità per i temi della memoria, dell’identità e della giustizia sociale ha dato forza e profondità alla nostra collaborazione, rendendola qualcosa di più di un semplice progetto: una vera alleanza culturale e civile.
(Francesco Vitale)
Fondazione UNA (Uomo Natura Ambiente) e Acli Terra (Associazione professionale agricola) hanno stipulato un accordo di lavoro comune per i prossimi 3 anni che prevede la collaborazione in favore delle zone rurali e per una gestione corretta della fauna selvatica. Obiettivo comune: prevenire i problemi provocati dagli animali selvatici al comparto agricolo e non solo.
Il protocollo d’intesa è stato firmato a Roma e l’obiettivo principale è la condivisione dell’esperienza acquisita nei rispettivi campi, per la conservazione dei delicati equilibri fra gli ecosistemi ambientali e l’agricoltura che deve essere sostenuta e tutelata. Dal punto di vista pratico Fondazione Una si occuperà di coordinare il lavoro attraverso il dialogo fra tutte le parti interessate: mondo agricolo, ambientalista, venatorio e infine universitario che si trovano a dover affrontare insieme anche la delicata questione del cambiamento climatico. Il presidente di Fondazione Una, Maurizio Zipponi, ha presentato l’accordo come un altro passo verso la strategia della gestione integrata dei territori, perché la biodiversità può essere tutelata attraverso alleanze e condivisione di competenze diverse che possono trasformarsi in azioni concrete fornendo aiuto alle comunità interessate. Nicola Tavoletta, presidente nazionale di Acli Terra, nel presentare il progetto, ha portato l’attenzione sull’aiuto che l’accordo potrà portare in favore delle comunità e delle amministrazioni pubbliche nella delicata ricerca dell’equilibrio ambientale a nche attraverso l’utilizzo di tecnologie avanzate. Referenti saranno per Fondazione Una Marina Berlinghieri, responsabile Affari Istituzionali e per Acli Terra Nicola Tavoletta.
Fondazione Una è un’organizzazione no profit che unisce tanti stakeholders (portatori di interessi) che hanno come obiettivo comune la salvaguardia della biodiversità attraverso l’utilizzo dei dati scientifici e non sulla base delle rispettive ideologie: collaborano insieme il mondo agricolo, quello venatorio, quello ambientalista e quello accademico. Acli Terra è l’Associazione nazionale professionale agricola in seno alle Associazioni Cristiane Lavoratori. Oltre a rappresentare parte degli agricoltori, promuove progetti di valorizzazione del comparto anche attraverso accordi con enti terzi.
Nella foto: Marina Berlinghieri, responsabile Affari Istituzionali di Fondazione Una e Nicola Tavoletta, presidente nazionale di Acli Terra – Foto Fondazione Una
A dieci anni dall’approvazione della Legge 141/2015, che ha dato pieno riconoscimento normativo all’agricoltura sociale in Italia, Acli Terra promuove un momento di confronto e approfondimento per fare il punto sui risultati raggiunti, sulle buone pratiche sviluppate e sulle prospettive future del settore.
L’iniziativa si terrà giovedì 6 novembre 2025 presso Acli Lombardia (Via Luini 5, Milano). L’evento è organizzato da Acli Terra in collaborazione con l’Associazione Nazionale BioAgricoltura Sociale (BioAS) e con il sostegno di Acli Lombardia e AcliTerra Lombardia.
"La nostra Associazione ha sempre sottolineato l'importanza dell'agricoltura sociale per il nostro Paese - ha dichiarato il presidente nazionale di Acli Terra, Nicola Tavoletta - ed è altrettanto rilevante affermare che essa non deve competere con un'agricoltura a scopo economico. È infatti necessario che nelle Regioni l' A.S. venga preservata dalla convenzione sulla produttività."
I lavori si apriranno alle ore 10.30 con i saluti istituzionali di Martino Troncatti, Presidente Acli Lombardia, Gianluca Comazzi, Assessore regionale al Territorio e sistema verde, e dell’On. Maria Chiara Gadda, Vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati.
Seguirà, alle ore 11.00, la tavola rotonda “Un bilancio a dieci anni dall’approvazione della Legge 141/2015”, coordinata da Nicola Tavoletta, Presidente nazionale Acli Terra, e Salvatore Cacciola, Presidente nazionale BioAS. Interverranno Alessandra Pesce (CREA), Giulia Granai (Università di Pisa), Michele Zannini (Acli Terra Nazionale) e Stefano Frisoli (BioAS e Caritas Ticino).
La seconda sessione, alle ore 12.30, sarà dedicata alle “Esperienze di agricoltura sociale in Lombardia”, coordinata da Filippo Pinzone (AcliTerra Lombardia) e Marco Zanchi (Biodistretto Agricoltura Sociale di Bergamo). Porteranno la loro testimonianza Licia De Angelis (BioAS Lombardia e Cooperativa Biplano Bergamo), Cristina Micheloni (AIAB nazionale), Davide Cassina e Giannandrea Nicolai (Coop. Famiglia Ottolini di Suardi, Pavia), Edoardo Curioni e Vittorino Balzan (Terra Buona Impresa Sociale Agricola di Ierago).
Le conclusioni saranno affidate a Salvatore Cacciola e Nicola Tavoletta, con la chiusura dei lavori prevista per le ore 14.00.
L’incontro rappresenta un’importante occasione per valorizzare il ruolo dell’agricoltura sociale come strumento di inclusione, sostenibilità e sviluppo dei territori, riaffermando l’impegno delle Acli e delle realtà aderenti a costruire un modello agricolo sempre più solidale e partecipato.
Un problema ecologico che richiede una risposta economica e di filiera: è questo il focus emerso durante la terza edizione della conferenza internazionale “Lionfish in the Mediterranean”, tenutasi a Monaco dal 13 al 15 ottobre. L’evento, promosso dalla CISM e da Elafonisos Eco, con il supporto di Acli Terra come partner professionale e sociale, ha riunito ricercatori, istituzioni, operatori economici e rappresentanti della società civile di diversi Paesi mediterranei per analizzare l’impatto dell’invasione del Pesce Leone.
Acli Terra ha partecipato attivamente, sottolineando l’importanza di valorizzare il lavoro delle comunità produttive.
Nicola Tavoletta, presidente nazionale Acli Terra, ha commentato l’intensa attività dell’associazione:
“È un periodo intenso per Acli Terra, un viaggio continuo per incontrare persone, comunità scientifica, agricoltori, allevatori e pescatori. La meta è sempre la stessa: dare valore al lavoro delle persone, al centro della produzione e dell’economia. Dobbiamo trasformare le sfide ambientali in opportunità per chi lavora il mare e la terra.”
L’approccio alla gestione della specie aliena è stato analizzato anche in chiave economica e di filiera.
Il Professor Attilio Celant, già Preside della Facoltà di Economia dell’Università La Sapienza, ha evidenziato la necessità di una visione strategica:
“Il problema delle specie aliene nel Mediterraneo va affrontato in un’ottica ampia. È fondamentale gestire l’intera filiera e unire le piccole imprese che possono occuparsi del commercio di questi ‘beni’. Solo così potremo creare un meccanismo virtuoso che bilanci l’esigenza ecologica con quella economica, supportando il lavoro dei nostri pescatori.”
La conferenza di Monaco ha rappresentato un tassello importante nel dialogo avviato tra le marinerie e le istituzioni, unendo la ricerca scientifica all’esigenza pratica di trasformare l’emergenza in risorsa.
In questa sezione sarà possibile scaricare il materiale necessario agli adempimenti precongressuali e gli articoli che interesseranno gli argomenti del Congresso.
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FAC-SIMILE Verbale prima riunione del Comitato Regionale
FAC-SIMILE Verbale prima riunione del Comitato Provinciale
FAC-SIMILE Verbale Congresso Regionale
FAC-SIMILE Verbale Congresso Provinciale
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Il Giglio di mare: tutela dell'ecosistema e biodiversità delle coste marine
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Le donne nel mondo dell'agricoltura
Diminuzione degli incidenti in agricoltura
Acli Terra e l'impronta dell'acqua
Il Presidente Nicola Tavoletta propone l’istituzione di un’Autorità Mediterranea per l’Acquacoltura Sostenibile
Il Presidente Nazionale di Acli Terra, Nicola Tavoletta, è intervenuto oggi al III Incontro Internazionale su Mediterraneo e Lion Fish, tenutosi nel Principato di Monaco presso la Stelios Philanthropic Foundation.
Nel suo intervento, Tavoletta ha evidenziato come la crescente presenza di specie aliene nel Mediterraneo rappresenti un segnale importante della necessità di intervenire sull’equilibrio dell’ecosistema marino e sulla sostenibilità alimentare.
In questo contesto, Acli Terra pone al centro del dibattito internazionale lo sviluppo dell’acquacoltura sostenibile, considerandolo uno strumento essenziale per la tutela del benessere animale e ambientale, oltre che una risposta concreta alla crescente domanda di pesce nell’alimentazione comune.
Per armonizzare le pratiche e garantire un approccio condiviso nel rispetto dell’ambiente marino, Acli Terra propone l’istituzione di un’Autorità Mediterranea per la regolamentazione e lo sviluppo dell’acquacoltura sostenibile, al fine di evitare differenze tra i vari Paesi del bacino e promuovere una gestione coordinata e responsabile delle risorse.
Monaco, 13–15 ottobre 2025 – Si terrà a Monaco la terza edizione della conferenza internazionale “Lionfish in the Mediterranean”, promossa dalla CIESM – Commission Internationale pour l’Exploration Scientifique de la Méditerranée e da ELAFONISOS Eco, con il supporto di Acli Terra come partner professionale e sociale.
L’evento riunirà ricercatori, istituzioni, rappresentanti della società civile e operatori economici provenienti da diversi Paesi del Mediterraneo, con l’obiettivo di analizzare l’impatto dell’invasione del pesce leone (Pterois miles) e di costruire insieme soluzioni sostenibili e modelli di sviluppo condivisi.
“La ragione di questa conferenza – spiega Laura Giuliano, direttore generale della CIESM – è quella di far incontrare i mondi della ricerca, della società e della governance. In particolare, attraverso la collaborazione con realtà come Elafonisos Eco e con il sostegno delle istituzioni, vogliamo trasformare l’emergenza ‘lionfish’ in una risorsa con potenziale economico, immaginando insieme un modello di sviluppo sostenibile e replicabile nel Mediterraneo.”
Durante le tre giornate di lavori, Lionfish in the Mediterranean III affronterà temi centrali come l’ecologia e la biologia marina, le prospettive socio-economiche legate alla gestione delle specie aliene invasive, la creazione di una filiera sostenibile per la valorizzazione del pesce leone e la sensibilizzazione del pubblico.
A Elafonisos Eco, guidata da Enrico Toja, sarà affidata la presentazione delle attività di ricerca e dei progetti di networking condotti tra le isole del Mediterraneo, veri e propri laboratori di sostenibilità ambientale.
Acli Terra, partner della conferenza, svolge un ruolo fondamentale nel favorire il dialogo tra i diversi settori coinvolti – dal mondo scientifico a quello della pesca e delle marinerie – e nel promuovere una tutela del mare e delle comunità costiere.
Il presidente nazionale Nicola Tavoletta interverrà nella sessione del 13 ottobre per presentare le iniziative di Acli Terra a sostegno della pesca sostenibile e della valorizzazione delle economie blu locali.
Il convegno rappresenta un momento di grande valore per il futuro del Mediterraneo: un luogo di incontro tra scienza, società e governance, dove l’emergenza ecologica diventa punto di partenza per costruire nuove opportunità economiche e ambientali.
Al termine dei lavori, mercoledì 15 ottobre alle ore 16:30, si terrà una conferenza stampa online aperta ai giornalisti interessati.
Presso il Parco archeologico di Scolacium - Roccelletta di Borgia , un interessante incontro promosso da Acli e Acli Terra Calabria per rilanciare l’economia e lo sviluppo dell’area dell’Istmo, territorio che parte dal Golfo di Sant’Eufemia Lamezia e tocca il Golfo di Squillace. Hanno preso parte al confronto Pino Campisi, presidente regionale Acli Terra Calabria, Danilo Franco ecomuseologo ed esperto di archeologia industriale, Thomas Vatrano dottore agronomo e la docente universitaria archeologa Stefania Mancuso. Ha partecipato al dibattito anche l’ex consigliere regionale on. Pierino Amato, portavoce del Movimento Area urbana Catanzaro-Lamezia. Secondo Pino Campisi l’Istmo può rappresentare un nuovo processo di crescita attraverso la visione dello sviluppo come integrazione. Un territorio ricco di straordinarie potenzialità archeologiche,storiche e culturali ( i Musei archeologici di Lamezia Terme, Parco Scolacium e di Tiriolo con reperti di epoca brettia - IV-III sec. a.C.; la presenza degli Enotri, la ricchezza dell’area archeologia di Terina del V sec- a.C. ; le Terme Romane di Curinga; l’area archeologica dell’Abbazia di Sant’Eufemia, il Castello Normanno Svevo di Nicastro, il Bastione di Malta ( Metà del sec. XVI , la valorizzazione delle ceramiche di Squillace, l’istituzione del Museo dell’arte della seta a Catanzaro, infine il Museo delle Terme di Caronte, le risorse dell’archeologia industriale. Thomas Vatrano considera l’area dell’Istmo un unicum paesaggistico e culturale dell’olivicoltura calabrese. E’ territorio a vocazione olivicola, patrimonio di pregio non solo agricolo, ma anche culturale e identitario. Ricchezza poco conosciuta, ma fondamentale per la diversificazione produttiva, ambientale e oleoturistica, attento alle specificità locali. Il Parco archeologico di Scolacium, incastonato in 35 ettari di uliveto ultrasecolare, possiamo dire ch’è capofila del progetto. Qui archeologia e olivicoltura dialogano, intrecciandosi tra storia e paesaggio e identità del territorio. L’oleoturismo è lo strumento per la tutela e la valorizzazione di questi uliveti monumentali e non si limita a un atto di conservazione, ma si traduce in una visione progettuale che unisce ricerca scientifica, promozione culturale e sviluppo sostenibile, promuovendo anche accoglienza nell'ambito di un'offerta turistica di tipo integrato. Acli Terra Calabria presenterà una proposta progettuale di sviluppo integrato che attraverserà cultura-agricoltura-olivicoltura, archeologia e archeologia industriale, storia antica dell’Istmo che risale a Re Italo e agli Enotri per arrivare oggi ai percorsi dell’arte contemporanea. Danilo Franco, ecomuseologo, ha tracciato un pezzo di storia dell’archeologia industriale della Calabria che per oltre duemila anni è stata teatro di un vasto movimento minerario e siderurgico le cui origini sono protratte nei secoli sino a giungere alla metà del 1900. Per stare ad un esempio, sul territorio delle Serre-Stilaro (culla della prima industrializzazione meridionale) e con moltissimi resti degli antichi opifici ora è patrimonio archeologico industriale della Calabria. L’ACAI ha predisposto negli anni ‘80 del secolo scorso, un progetto denominato “Ecomuseo delle ferriere e fonderie di Calabria” che ha lanciato in Calabria quale nuovo soggetto culturale: l’ecomuseo. Una nuova “agenzia” di promozione culturale e di sviluppo del territorio, accostando all’archeologia industriale il patrimonio culturale “classico” e l’ambiente naturale del territorio regionale ricco di incomparabili bellezze paesaggistiche. Le conclusioni della prof.ssa Stefania Mancuso hanno tracciato l’importanza del territorio per le sue peculiarità in ambito regionale anche in un’ottica d’area mediterranea. L’Istmo è stato un luogo strategico nell’antico a partire dalla preistoria, ora andrebbe riportato in una dimensione globale dove siamo inseriti. Ci dobbiamo presentare al mondo come peculiari e con la forza della nostra specificità, con il compito che la storia ci ha consegnato. La bellezza del patrimonio è anche l’adattabilità e la fruibilità. L’oleoturismo e il paesaggio dell’olio sono punti di forza dell’Istmo, attraverso cui possiamo già iniziare a definire processi di sviluppo. Il Parco culturale è un’area in cui si riescono a percepire le stratificazioni storiche succedute nel corso del tempo e le modalità con cui l’uomo si è relazionato nel tempo e con i territori. Quanto insiste nel Parco è la chiave di lettura delle varie fasi di vita di questo territorio e si lega anche alla storia di questo Parco. L’area di Scolacium è un punto di eccellenza, ma vi sono altri punti come Tiriolo, l’area di Terina, le Terme di Acconia, le Ville romane di Pian delle Vigne. Tutto questo ci porta a dire che sin da subito si potrebbe lavorare al progetto perché sono aree già visitabili o manca poco per avere la piena fruizione. In buona sostanza, secondo l’archeologa Stefania Mancuso, questo territorio potrà avere una funzione straordinariamente importante in ambito archeologico, archeologico industriale, del Parco olivicolo e dello sviluppo come integrazione e cultura.
(Pino Campisi)
Presso il Parco archeologico di Scolacium - Roccelletta di Borgia , un interessante incontro promosso da Acli e Acli Terra Calabria per rilanciare l’economia e lo sviluppo dell’area dell’Istmo, territorio che parte dal Golfo di Sant’Eufemia Lamezia e tocca il Golfo di Squillace. Hanno preso parte al confronto Pino Campisi, presidente regionale Acli Terra Calabria, Danilo Franco ecomuseologo ed esperto di archeologia industriale, Thomas Vatrano dottore agronomo e la docente universitaria archeologa Stefania Mancuso. Ha partecipato al dibattito anche l’ex consigliere regionale on. Pierino Amato, portavoce del Movimento Area urbana Catanzaro-Lamezia. Secondo Pino Campisi l’Istmo può rappresentare un nuovo processo di crescita attraverso la visione dello sviluppo come integrazione. Un territorio ricco di straordinarie potenzialità archeologiche,storiche e culturali ( i Musei archeologici di Lamezia Terme, Parco Scolacium e di Tiriolo con reperti di epoca brettia - IV-III sec. a.C.; la presenza degli Enotri, la ricchezza dell’area archeologia di Terina del V sec- a.C. ; le Terme Romane di Curinga; l’area archeologica dell’Abbazia di Sant’Eufemia, il Castello Normanno Svevo di Nicastro, il Bastione di Malta ( Metà del sec. XVI , la valorizzazione delle ceramiche di Squillace, l’istituzione del Museo dell’arte della seta a Catanzaro, infine il Museo delle Terme di Caronte, le risorse dell’archeologia industriale. Thomas Vatrano considera l’area dell’Istmo un unicum paesaggistico e culturale dell’olivicoltura calabrese. E’ territorio a vocazione olivicola, patrimonio di pregio non solo agricolo, ma anche culturale e identitario. Ricchezza poco conosciuta, ma fondamentale per la diversificazione produttiva, ambientale e oleoturistica, attento alle specificità locali. Il Parco archeologico di Scolacium, incastonato in 35 ettari di uliveto ultrasecolare, possiamo dire ch’è capofila del progetto. Qui archeologia e olivicoltura dialogano, intrecciandosi tra storia e paesaggio e identità del territorio. L’oleoturismo è lo strumento per la tutela e la valorizzazione di questi uliveti monumentali e non si limita a un atto di conservazione, ma si traduce in una visione progettuale che unisce ricerca scientifica, promozione culturale e sviluppo sostenibile, promuovendo anche accoglienza nell'ambito di un'offerta turistica di tipo integrato. Acli Terra Calabria presenterà una proposta progettuale di sviluppo integrato che attraverserà cultura-agricoltura-olivicoltura, archeologia e archeologia industriale, storia antica dell’Istmo che risale a Re Italo e agli Enotri per arrivare oggi ai percorsi dell’arte contemporanea. Danilo Franco, ecomuseologo, ha tracciato un pezzo di storia dell’archeologia industriale della Calabria che per oltre duemila anni è stata teatro di un vasto movimento minerario e siderurgico le cui origini sono protratte nei secoli sino a giungere alla metà del 1900. Per stare ad un esempio, sul territorio delle Serre-Stilaro (culla della prima industrializzazione meridionale) e con moltissimi resti degli antichi opifici ora è patrimonio archeologico industriale della Calabria. L’ACAI ha predisposto negli anni ‘80 del secolo scorso, un progetto denominato “Ecomuseo delle ferriere e fonderie di Calabria” che ha lanciato in Calabria quale nuovo soggetto culturale: l’ecomuseo. Una nuova “agenzia” di promozione culturale e di sviluppo del territorio, accostando all’archeologia industriale il patrimonio culturale “classico” e l’ambiente naturale del territorio regionale ricco di incomparabili bellezze paesaggistiche. Le conclusioni della prof.ssa Stefania Mancuso hanno tracciato l’importanza del territorio per le sue peculiarità in ambito regionale anche in un’ottica d’area mediterranea. L’Istmo è stato un luogo strategico nell’antico a partire dalla preistoria, ora andrebbe riportato in una dimensione globale dove siamo inseriti. Ci dobbiamo presentare al mondo come peculiari e con la forza della nostra specificità, con il compito che la storia ci ha consegnato. La bellezza del patrimonio è anche l’adattabilità e la fruibilità. L’oleoturismo e il paesaggio dell’olio sono punti di forza dell’Istmo, attraverso cui possiamo già iniziare a definire processi di sviluppo. Il Parco culturale è un’area in cui si riescono a percepire le stratificazioni storiche succedute nel corso del tempo e le modalità con cui l’uomo si è relazionato nel tempo e con i territori. Quanto insiste nel Parco è la chiave di lettura delle varie fasi di vita di questo territorio e si lega anche alla storia di questo Parco. L’area di Scolacium è un punto di eccellenza, ma vi sono altri punti come Tiriolo, l’area di Terina, le Terme di Acconia, le Ville romane di Pian delle Vigne. Tutto questo ci porta a dire che sin da subito si potrebbe lavorare al progetto perché sono aree già visitabili o manca poco per avere la piena fruizione. In buona sostanza, secondo l’archeologa Stefania Mancuso, questo territorio potrà avere una funzione straordinariamente importante in ambito archeologico, archeologico industriale, del Parco olivicolo e dello sviluppo come integrazione e cultura.
(Pino Campisi)
Di Nicola Tavoletta
Litorale toscano, cena, un piatto di filetti di orata, pici alla bottarga di cefalo e ad accompagnarli una bottiglia di Viognier.
Una signora chiede la provenienza di quel vino; il figlio, un ragazzo gentile, molto giovane, replica affermando che l’azienda e il vino fossero del luogo, ormai tipicamente del luogo, ma che il vitigno fosse originario dell’Alta Valle del Rodano.
Proprio in quel territorio tra la Svizzera e la Francia nasce questo articolo, lì dove con Acli Terra abbiamo cercato di affermare una prospettiva di sviluppo al modello dell’azienda familiare, non più come soluzione prevalentemente sociale, ma come fattispecie economicamente efficace.
A Ginevra, uno dei centri mondiali più importanti della diplomazia internazionale, lì dove si discutono con un confronto continuo le prospettive sociali, ambientali ed economiche e molte volte si danno le direttive che modificano gli assetti delle comunità, abbiamo voluto offrire un contributo caratterizzato idealmente nella Dottrina Sociale della Chiesa, ma declinato nella grammatica economica.
Su sollecitazione della Federazione delle Associazioni Familiari Cattoliche d’Europa che ci chiedeva come potessimo esplicare l’efficacia della famiglia quale motore aziendale efficace economicamente abbiamo intrapreso un percorso identitario e distintivo.
In Acli Terra da decenni è all’ordine del giorno un dibattito sulla tutela dell’azienda familiare o sul riscatto dei luoghi interni.
Confronto che ha avuto più risposte, anche diverse in relazione alle fattispecie e ai tempi, ma sempre molto importanti nella loro articolazione.
Ricordo i binari della multifunzionalità rurale scanditi dalla Presidenza “Zannini”, le pratiche aggreganti, fossero cooperative o consortili, proposte dalla “Cecere” o il profilo formativo del tema affrontato dalla “Ziglio”.
Oggi abbiamo voluto sviluppare il tema con l’elaborazione di un dossier puramente economico con risvolti psicosociali con l’impegno di tre intellettuali cattolici, che prendendo spunto dallo storico di Acli Terra ci hanno consegnato un vademecum adatto al confronto internazionale.
La scelta di affrontare il tema fuori dai confini nasce dall’idea che l’agricoltura, l’agroalimentare in generale o le politiche marittime sono oggettivamente raffigurabili in un quadro continentale o mondiale e non più nazionale.
Ringrazio tre uomini di cultura e di scienza che volontariamente hanno offerto il proprio contributo ideale e che accompagneranno noi ed altre organizzazioni in questo percorso.
Ringraziamo l’economista Attilio Celant, l’agronomo Carlo Hausmann e l’antropologo Raffaele Bracalenti.
Il dibattito interno, inoltre, è stato arricchito dai contributi del docente di economia agraria Angelo Frascarelli, dall’agronomo Paolo Gramiccia e dal biologo marino Giampaolo Buonfiglio.
Abbiamo sinteticamente sviscerato le family farms per ricomporle come strutture economicamente organizzate.
Attenzione, mai anteponendo il solo criterio della produttività alla complessità della personalità dell’agente economico.
A Ginevra abbiamo avuto nella diplomazia vaticana, con Mons Ettore Balestrero, Nunzio Apostolico all’ONU e per le altre Organizzazioni internazionali, l’interlocutore per costruire un percorso e un’agenda attraverso la quale inserire i riferimenti del dossier nei futuri atti ufficiali o regolamenti.
Lo ringraziamo per l’attenzione e la fiducia, oltre che per l’impegno propositivo dimostrato nel lungo confronto.
Nostri compagni di viaggio sono stati i dirigenti dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane, attualmente nostri soci nel Centro di Assistenza Agricolo, che affianca oltre 22.000 aziende agricole della Penisola.
Il dossier circolerà su tutto il territorio italiano come elemento di dibattito e proposta perché arricchisca e possa essere arricchito.
Già oggi è stato richiesto da numerosi Enti Internazionali, solo a sentire il prestigio degli autori.
Venerdì, inoltre, abbiamo affrontato gli stessi sulla Laguna di Orbetello, con i colleghi di Coldiretti.
Il Rodano, come sapete, sfocia nel Mediterraneo sulla costa francese e anche lì abbiamo fatto tappa per raccogliere i frutti di un lavoro portato avanti nell’ultimo anno e mezzo.
In una alleanza internazionale abbiamo collaborato a far emergere il lavoro scientificamente efficace portato avanti dalla Ciesm, Commissione per gli Studi e le Esplorazioni del Mediterraneo e nel Mar Nero, riportando la Repubblica Italiana ad essere rappresentata nel Board ristretto dopo 12 anni.
Una notizia importantissima nelle politiche mediterranee in questa organizzazione di scienza e pace.
Pace perché si confrontano liberamente 23 Paesi e tra questi anche alcuni in guerra.
Ricordiamo che Acli Terra con la Ciesm ha costruito un percorso importante che ha visto il sottoscritto essere relatore allo scorso Congresso di Palermo.
Insomma, il Viognier era solo della valle del Rodano e oggi è anche toscano: una metafora per raccontare un viaggio che porta a un luogo che il 6 e 7 ottobre ospiterà quei pescatori che verranno da Marsiglia proprio in Maremma per capire come stiamo affrontando il granchio blu.
Viognier, il vino ha radici, ma anche ramificazioni articolate, senza confini: questa è Acli Terra, senza confini, frutti e sapori per tutti.