

La Calabria, con il suo clima mediterraneo e i suoi terreni variegati, vanta una delle tradizioni olivicole più antiche e ricche d'Italia. Se da un lato il comparto si regge su cultivar ampiamente diffuse come la Carolea, dall'altro un tesoro ancora poco esplorato – ma di straordinario valore – è rappresentato dalle varietà olivicole minori, spesso legate a singole vallate, microterritori o comunità contadine. Si tratta di un patrimonio genetico e culturale unico, oggi a rischio di estinzione, ma che può diventare un volano di crescita economica per la regione, proprio grazie alle sue peculiari caratteristiche organolettiche e al legame profondo con il territorio. Il dott. agr. Thomas Vatrano, corrispondente dell’Accademia Nazionale dell’Olivo e dell’Olio di Spoleto, da anni lavora alla tutela e valorizzazione delle varietà olivicole minori, spesso trascurate a causa della tendenza alla globalizzazione dei mercati e a scelte agronomiche che puntano a modelli produttivi ispirati alla Spagna o che riducono al minimo il lavoro manuale, oggi quasi utopistico. È il caso della cultivar Pennulara che, grazie al lavoro costante di poche aziende visionarie, oggi è presente sui mercati nazionali e internazionali e vanta riconoscimenti in concorsi oleari di prestigio, come il Leone d’Oro International, Flos Olei, Bibenda, London IOOC Competition, e molti altri. Vatrano, già direttore tecnico dell’Associazione dei Produttori della Pennulara, ha svolto attività di monitoraggio del piccolo ma interessante areale olivicolo legato a questa cultivar, un patrimonio di alto pregio storico e naturalistico, apprezzabile solo visitandolo di persona. Anche quest’anno è entrato nel ranking regionale un altro monovarietale del territorio vibonese: la Tonda di Filogaso, derivata dall’omonima varietà originaria del paese di Filogaso, ricco di un patrimonio olivicolo molto antico che meriterebbe, in primo luogo, tutela, e in secondo luogo una valorizzazione attraverso l’oleoturismo. Meritatissima la gold medal assegnata al marchio Elité nel concorso oleario London IOOC 2025, prodotto dall’Azienda Agricola Lopreiato di San Gregorio d’Ippona, che ha creduto in un sogno e ogni giorno lavora con sacrificio per offrire il meglio. Un esempio concreto di una Calabria resiliente, innovativa e desiderosa di crescita. Ma San Gregorio d’Ippona è anche un esempio di tutela del patrimonio olivicolo storico: l’impegno del sindaco ing Farfaglia merita stima e visibilità. Grazie all’amministrazione comunale, da tempo si lavora alla genotipizzazione di esemplari monumentali, alla creazione di un campo collezione degli ulivi secolari e alla divulgazione della cultura dell’olio EVO, con eventi rivolti anche alle scuole di ogni ordine e grado, in cui Vatrano ha partecipato come assaggiatore esperto. A supporto di queste iniziative collaborano diversi enti di ricerca, tra cui il CNR-IBBR di Perugia, il CREA-OFA e la Facoltà di Scienze della Vita dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, con i quali da circa due anni è stato avviato un percorso di caratterizzazione e valorizzazione di oli extravergini monovarietali di categoria superiore, con l’obiettivo di quantificare i singoli fenoli previsti nel claim EFSA. La valorizzazione di queste varietà passa anzitutto per la ricerca scientifica, la catalogazione del germoplasma e l’iscrizione nei registri varietali, affinché possano essere tutelate formalmente e promosse anche attraverso marchi di origine (DOP/IGP). A ciò si aggiunge la necessità di investire nella formazione degli olivicoltori, nella modernizzazione degli impianti di trasformazione e in strategie di marketing territoriale, capaci di raccontare la storia e le qualità sensoriali di questi oli. Inoltre, le cultivar minori possono rappresentare una risorsa importante per un’agricoltura sostenibile: molte di esse sono naturalmente più resistenti alle malattie, climaticamente adattabili e adatte a coltivazioni a basso impatto ambientale.
La Redazione
La Cipolla Rossa di Tropea Calabria IGP non è solo un ortaggio, ma un'autentica gemma dell'agroalimentare italiano, un simbolo di eccellenza, uno dei pilastri economici e gastronomici della Calabria. Il sapore dolce e inconfondibile, frutto di un terroir unico e di sapienza agricola, tramandata di generazione in generazione è celebrata da famosissimi cuochi in tutto il mondo. Questo patrimonio è oggi sotto attacco da una larva sotterrane, un parassita, una specie di fitofago tellurico. Questo parassita attacca con ferocia le radici e il bulbo della pianta, compromettendo intere coltivazioni. La Rossa di Tropea IGP è strettamente regolamentata e circoscritta a una specifica e vocata area costiera tirrenica calabrese. Questa zona comprende parte dei comuni Nocera Terinese, Falerna, Gizzeria, Lamezia Terme, Curinga della provincia di Catanzaro; Fiumefreddo, Longobardi, Serra d'Aiello, Belmonte, Amantea della provincia di Cosenza; Pizzo, Vibo Valentia, Briatico, Parghelia, Zambrone, Zaccanopoli, Zungri, Drapia, Tropea, Ricadi, Spilinga, Joppolo, Nicotera della provincia di Vibo Valentia. A salvaguardia di questo ecosistema produttivo in rete coltivato in ben ventiquattro comuni opera il Consorzio di Tutela della Cipolla Rossa di Tropea Calabria IGP ( http://www.consorziocipollatropeaigp.com/ ), che in pochi anni ha triplicando i suoi membri aderenti, raggruppando oggi la quasi totalità dei produttori della rossa. Sono circa 1000 gli ettari dedicati alla coltivazione e il Consorzio garantisce la qualità, la tracciabilità e la promozione di questo prodotto, essenziale per combattere le contraffazioni e assicurare ai consumatori un'eccellenza certificata. Imprenditori e piccoli coltivatori diretti, a seguito dell’attacco del parassita, sono in allarme. Infatti sono decine di ettari completamente senza possibilità di raccolto, con ingenti perdite economiche. La condizione si è aggravata anche rispetto all’inefficacia degli insetticidi convenzionali. Questa crisi ha messo in evidenza anche la vulnerabilità delle nostre produzioni di eccellenza di fronte a nuove e complesse minacce biologiche, sottolineando la necessità di un approccio scientifico e tecnologicamente avanzato. La gravità di questa situazione impone un'azione immediata e coordinata a livello di politica regionale. Il futuro della Cipolla Rossa di Tropea dipende dalla capacità delle istituzioni preposte a rispondere con urgenza ed in modo mirato alla salvaguardia della biodiversità e l'agricoltura di qualità. Occorre almeno un piano triennale strutturato di ricerca scientifica, per addivenire ad una diagnosi precisa del parassita e uno studio approfondito del suo ciclo vitale e delle sue vulnerabilità, mobilitando Università, centri di ricerca e istituti fitosanitari. In più occorrono soluzioni sostenibili e a basso impatto ambientale, come metodi di controllo biologico (es. nematodi entomopatogeni, funghi antagonisti) e biotecnologici, superando l'approccio chimico tradizionale
In attesa di trovare soluzioni del problema, è indispensabile garantire un supporto economico concreto agli agricoltori colpiti, La Cipolla Rossa di Tropea Calabria IGP è un simbolo di identità, un patrimonio culturale enogastronomico, un vettore economico importante, un presidio di biodiversità. Difenderla significa proteggere un pezzo della nostra cultura, della nostra economia e del futuro stesso dell'agricoltura regionale di qualità.
Dott. Agronomo Michele Ferraina – Acli Terra Calabria
Un sussurro antico si leva dalle terre silenziose, portando con sé il profumo del pane appena sfornato e la promessa di una rinascita. Nelle pieghe dimenticate della Calabria, dove la bellezza aspra della natura incontra la tenacia di chi resta, un tesoro dormiente si sta risvegliando. Questo è quello che sta succedendo in molte aree, come a Falerna, comune nella provincia di Catanzaro, dove il grano Cíntarola sta cercando una rivincita. Non una semplice varietà di frumento, ma un simbolo potente di un passato che può illuminare il futuro, una chiave inaspettata per ripopolare i borghi, creare lavoro e riscoprire un legame autentico con la terra. Immaginate un paesaggio costellato di campi dorati, mossi da una brezza leggera che porta con sé storie di generazioni di agricoltori. Al centro di questa rinascita, il grano Cíntarola, un’antica meraviglia dalle spighe robuste e dal cuore nutriente. Questo cereale, custode di un sapore autentico e di preziose proprietà nutritive, non è solo un ingrediente per pane e pasta di qualità superiore. È molto di più: è la scintilla che può riaccendere la fiamma dell’economia locale, un’opportunità concreta per contrastare lo spettro dello spopolamento che affligge troppe aree interne del nostro Paese.
l
La Calabria, terra di sapori intensi e tradizioni radicate, ha intuito la portata di questa riscoperta. Con la lungimirante Legge Regionale 28 gennaio 2025, n. 7, sull'Agricoltura Sociale, la regione ha tracciato un sentiero innovativo, dove la coltivazione della terra si intreccia con il benessere sociale, l’educazione e l’inclusione lavorativa. Questa legge non è solo un insieme di norme, ma una vera e propria filosofia: l’agricoltura come motore di crescita umana e collettiva. Ed è qui che il grano Cíntarola rivela il suo potenziale sorprendente. Pensate alla creazione di piccole filiere virtuose: agricoltori che coltivano con passione questo grano antico, rispettando la terra e i suoi ritmi; artigiani che lo trasformano in farine profumate, in pane fragrante che sa di casa, in pasta ruvida che cattura il sugo come nessun’altra. Ma non finisce qui. L’agricoltura sociale, abbracciata con entusiasmo dalla legislazione calabrese, apre orizzonti inaspettati. Immaginate fattorie didattiche dove i bambini riscoprono il ciclo della vita, laboratori terapeutici dove il contatto con la terra guarisce l’anima, percorsi di reinserimento lavorativo per chi ha bisogno di una seconda opportunità.
Le cifre parlano chiaro, sussurrando promesse concrete. Un’analisi attenta rivela che un’iniziativa ben strutturata attorno ai grani antichi, come il Cíntarola, può generare, in una fase iniziale, almeno nove nuovi posti di lavoro diretti. Nove storie di persone che scelgono di restare, di investire nel proprio futuro nella loro terra, di diventare custodi di un sapere antico proiettato verso l’innovazione. Dal tecnico agronomo che guida la coltivazione con sapienza, agli operatori che lavorano la terra con le mani, dal mugnaio che risveglia il cuore del grano, al panettiere che gli dona nuova forma e profumo, fino all’addetto alle vendite che ne racconta la storia e all’educatore che ne svela i segreti ai più giovani. Un piccolo esercito di persone che, passo dopo passo, ricostruiscono il tessuto sociale ed economico di queste aree.
Ma il miracolo del grano Cíntarola, potrebbe non fermarsi ai confini della Calabria. Questa storia di riscoperta e valorizzazione può diventare un modello ispiratore per tutte le aree interne d’Italia, scrigni di biodiversità e tradizioni che aspettano solo di essere riaperte. Ogni regione ha i suoi grani antichi, le sue colture antiche, i suoi saperi unici che possono diventare la base per progetti di sviluppo locale, per un’agricoltura che non è solo produzione, ma anche inclusione, cura del territorio e riscoperta di un’identità forte e autentica.
Il nostro, è un invito a sognare un futuro diverso per le nostre aree interne. Un futuro dove il profumo del grano appena macinato si mescola al sorriso di chi ha trovato una nuova opportunità, dove la bellezza del paesaggio si sposa con la vitalità di comunità che rinascono. Il grano Cíntarola, come tutti i grani antichi, sono più di semplici cereali: sono simboli di resilienza, di speranza, di un’Italia che riscopre le sue radici per costruire un domani più ricco e umano. È una rivoluzione silenziosa che parte dalla terra, un miracolo umile e potente che aspetta solo di essere coltivato in ogni angolo della nostra meravigliosa regione.
Michele Ferraina
Dott.Agronomo e Docente di discipline agrarie
Un sussurro antico si leva dalle terre silenziose, portando con sé il profumo del pane appena sfornato e la promessa di una rinascita. Nelle pieghe dimenticate della Calabria, dove la bellezza aspra della natura incontra la tenacia di chi resta, un tesoro dormiente si sta risvegliando. Questo è quello che sta succedendo in molte aree, come a Falerna, comune nella provincia di Catanzaro, dove il grano Cíntarola sta cercando una rivincita. Non una semplice varietà di frumento, ma un simbolo potente di un passato che può illuminare il futuro, una chiave inaspettata per ripopolare i borghi, creare lavoro e riscoprire un legame autentico con la terra. Immaginate un paesaggio costellato di campi dorati, mossi da una brezza leggera che porta con sé storie di generazioni di agricoltori. Al centro di questa rinascita, il grano Cíntarola, un’antica meraviglia dalle spighe robuste e dal cuore nutriente. Questo cereale, custode di un sapore autentico e di preziose proprietà nutritive, non è solo un ingrediente per pane e pasta di qualità superiore. È molto di più: è la scintilla che può riaccendere la fiamma dell’economia locale, un’opportunità concreta per contrastare lo spettro dello spopolamento che affligge troppe aree interne del nostro Paese.
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La Calabria, terra di sapori intensi e tradizioni radicate, ha intuito la portata di questa riscoperta. Con la lungimirante Legge Regionale 28 gennaio 2025, n. 7, sull'Agricoltura Sociale, la regione ha tracciato un sentiero innovativo, dove la coltivazione della terra si intreccia con il benessere sociale, l’educazione e l’inclusione lavorativa. Questa legge non è solo un insieme di norme, ma una vera e propria filosofia: l’agricoltura come motore di crescita umana e collettiva. Ed è qui che il grano Cíntarola rivela il suo potenziale sorprendente. Pensate alla creazione di piccole filiere virtuose: agricoltori che coltivano con passione questo grano antico, rispettando la terra e i suoi ritmi; artigiani che lo trasformano in farine profumate, in pane fragrante che sa di casa, in pasta ruvida che cattura il sugo come nessun’altra. Ma non finisce qui. L’agricoltura sociale, abbracciata con entusiasmo dalla legislazione calabrese, apre orizzonti inaspettati. Immaginate fattorie didattiche dove i bambini riscoprono il ciclo della vita, laboratori terapeutici dove il contatto con la terra guarisce l’anima, percorsi di reinserimento lavorativo per chi ha bisogno di una seconda opportunità.
Le cifre parlano chiaro, sussurrando promesse concrete. Un’analisi attenta rivela che un’iniziativa ben strutturata attorno ai grani antichi, come il Cíntarola, può generare, in una fase iniziale, almeno nove nuovi posti di lavoro diretti. Nove storie di persone che scelgono di restare, di investire nel proprio futuro nella loro terra, di diventare custodi di un sapere antico proiettato verso l’innovazione. Dal tecnico agronomo che guida la coltivazione con sapienza, agli operatori che lavorano la terra con le mani, dal mugnaio che risveglia il cuore del grano, al panettiere che gli dona nuova forma e profumo, fino all’addetto alle vendite che ne racconta la storia e all’educatore che ne svela i segreti ai più giovani. Un piccolo esercito di persone che, passo dopo passo, ricostruiscono il tessuto sociale ed economico di queste aree.
Ma il miracolo del grano Cíntarola, potrebbe non fermarsi ai confini della Calabria. Questa storia di riscoperta e valorizzazione può diventare un modello ispiratore per tutte le aree interne d’Italia, scrigni di biodiversità e tradizioni che aspettano solo di essere riaperte. Ogni regione ha i suoi grani antichi, le sue colture antiche, i suoi saperi unici che possono diventare la base per progetti di sviluppo locale, per un’agricoltura che non è solo produzione, ma anche inclusione, cura del territorio e riscoperta di un’identità forte e autentica.
Il nostro, è un invito a sognare un futuro diverso per le nostre aree interne. Un futuro dove il profumo del grano appena macinato si mescola al sorriso di chi ha trovato una nuova opportunità, dove la bellezza del paesaggio si sposa con la vitalità di comunità che rinascono. Il grano Cíntarola, come tutti i grani antichi, sono più di semplici cereali: sono simboli di resilienza, di speranza, di un’Italia che riscopre le sue radici per costruire un domani più ricco e umano. È una rivoluzione silenziosa che parte dalla terra, un miracolo umile e potente che aspetta solo di essere coltivato in ogni angolo della nostra meravigliosa regione.
Michele Ferraina
Dott.Agronomo e Docente di discipline agrarie
Venerdi 2 maggio ad Orbetello, in provincia di Grosseto, Acli Terra svolgerà un incontro pubblico nazionale sullo *sviluppo delle Lagune del Mediterraneo in vista della III° Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani, che si svolgerà a Nizza dal 9 al 13 giugno*.
Un ulteriore incontro sul clima e il Mediterraneo promosso da Acli Terra per determinarne l’impatto psicosociale sulle comunità e in particolare sulle lavoratrici e i lavoratori.
Già al XXVII° Congresso della Commissione per gli Studi e le Esplorazioni nel Mediterraneo, svolto a Palermo ad ottobre 2024, davanti ai rappresentanti di 23 Paesi il Presidente di Acli Terra *Nicola Tavoletta* ha rappresentato il tema, ragionando anche su nuovi strumenti di welfare per le categorie dell’agroalimentare coinvolte.
Oggi rilancia il tema con il Vice Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati l’On *Maria Chiara Gadda* su sviluppo rurale e marittimo e su misure specifiche per le lagune, così da stimolare la Commissione parlamentare.
Il Presidente Tavoletta solleverà anche le questioni delle specie aliene, Granchio Blu e Lion Fish, entrambe irrisolte.
"Purtroppo - afferma il Presidente Tavoletta - il valido Piano di contrasto al Granchio Blu del Commissario, il Prefetto Enrico Caterino, ancora non è attuabile perché da sei mesi attende la firma di entrambi i Ministri responsabili".
Ad introdurre l’Assemblea pubblica un tecnico internazionale, ma adottivo di Porto Santo Stefano, l’Ingegnere Idraulico *Marino Enrico Dini*, che parlerà dei cambiamenti del livello delle acque marine e di strumenti per la tutela delle coste.
Dini sarà per Acli Terra relatore ad una Conferenza internazionale della Ciesm a Cipro il prossimo mese di dicembre e ha progettato e realizzato barriere coralline artificiali in tante località nel Mondo.
A fare gli onori di casa il *Presidente della Cooperativa de I Pescatori di Orbetello Pierluigi Piro*, che è il Coordinatore della Commissione Lagune di’italia di Acli Terra, che coordinerà i lavori.
Ad aprire i lavori ci sarà la delegazione dell’Amministrazione Comunale di Orbetello che testimonierà il lavoro portato avanti sul territorio.
*Il convegno inizierà alle ore 18,30 al Park Hotel dopo la cerimonia di apertura della gara di pesca internazionale Branzino The Challenge che si farà nel piazzale dell’Idroscalo “ Angelo Brunetta”*
Quest’ultimo evento verrà allietato dalla bravissima cantante *Michela Mignano*, artista popolare sulla costa Adriatica, e dallo strepitoso *corpo di ballo acrobatico del Principato di Monaco delle Roca Girls*.
Per la Consulta la sanzione deve essere proporzionata alla gravità delle singole condotte.
Come noto, la Corte Costituzionale con la sentenza n. 40 del 2023 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 4 comma 1, primo periodo, del d.lgs. n. 297/2004, recante “Disposizioni sanzionatorie in applicazione del regolamento (CEE) n. 2081/92, relativo alla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di origine dei prodotti agricoli e alimentari” nella parte in cui prevede la sanzione amministrativa unica di € 50.000,00 e ciò per la violazione dei principi di cui all’art. 3 della Carta, in combinato disposto con gli artt. 42 e 117, quest’ultimo in relazione all’art. 1 Prot. addiz. CEDU, che postulano, nell’ordinamento, il principio di di proporzionalità tra l’illecito e la sanzione.
Tale principio ricalca quello posto alla base della analoga decisione della Consulta, con la quale è stata dichiarata illegittima la norma (art. 7, comma 6, secondo periodo, del d.l. n. 158/2012 convertito nella legge n. 189/2012) che prevedeva una sanzione di 50.000,00 per l’inosservanza di taluni obblighi informativi sui rischi connessi al gioco d’azzardo.
LaCorteCostituzionaleritiene,infatti,chel’art.4deld.lgs.297/2004presentiimedesimiprofilidiillegittimità della norma sopracitata, proprio perché “una sanzione fissa può superare il dubbio di legittimità costituzionale solo ove le infrazioni ad essa riconducibili siano tanto gravi da non renderla manifestamente sproporzionata”, ciò in quanto la fissità della sanzione non permette di tener conto della diversa portata e gravità delle singole violazioni.
Nel caso della norma sul DOP, poi, “l’entità della sanzione sarebbe di notevole rilievo, anche a volerla rapportare a capacità economica non modesta, e il ventaglio delle condotte sanzionate sarebbe vasto, punendo la previsione l’inadempimento alle prescrizioni o agli obblighi, impartiti dalle competenti autorità pubbliche, comprensivi delle disposizioni del piano di controllo e del relativo tariffario concernenti una denominazione protetta”.
Ma veniamo al merito della vicenda anche per poter cogliere la portata pratica della decisione in commento.
Il giudizio di legittimità trae origine dal procedimento di impugnazione della sanzione de qua ad opera di un istituto di controllo di un famoso marchio DOP del nord Italia che aveva subito l’applicazione di tre sanzioni amministrative in relazione ad altrettante violazioni della normativa sui controlli DOP.
In particolare veniva contestato all’ente di: 1) avere omesso di rilevare che un’azienda agricola aveva rettificato un’annotazione sulla certificazione unitaria di conformità, utilizzando modalità diverse da quelle prescritte dal “manuale 1”; 2) avere omesso di rilevare l’errore del produttore che mancava di riconoscere un alimento introdotto per la lavorazione, violando regole del “manuale 2”; 3) non avere debitamente sottoscritto per presa visione il registro di un produttore, contravvenendo, ancora, a una regola del “manuale 2”.
L’opposizione avverso le sanzioni veniva rigettate sia in primo che in secondo grado e, in particolare la il giudice di appello pronunciava la manifesta infondatezza della sollevata questione di legittimità costituzionale della norma applicata.
L’ente sanzionato ricorreva, pertanto, in cassazione, senza però insistere sulla questione di costituzionalità, che veniva però, promossa d’ufficio dai giudici di legittimità rimettendo la questione alla consulta, ritenendola pregiudiziale alla decisione della controversia.
Come detto, infatti, era chiara la percezione della corte di legittimità della antigiuridicità di una norma che mette sullo stesso piano violazioni relative ad inadempienze di diversa entità e gravità, palesando un evidente difetto di proporzionalità.
AntigiuridicitàcuilaConsultariconoscedirangocostituzionaleritenendolanormaincontrastoconiprefati principidellanostraCarta,ciòpostoesancitosiponevailproblemadifornireun’alternativachenonponesse nelnullalaportatadellanorma,privandodisanzionicomportamentiritenutilesividallalegislazioneeuropea di settore (regolamento UE n. 1151/12) che: “richiede di controllare i produttori, vigilare sull’attività dei soggetti che certificano la qualità dei prodotti e di prevedere sanzioni nei confronti di tutti gli operatori del sistema”. (cfr. sent. cit.)
Esclusa dall’ordinamento la norma ritenuta anticostituzionale rimaneva quindi il problema di attuare le suddette norme sovranazionali; questione risolta attingendo al “sistema parallelo” previsto per le produzioni da agricoltura biologica (regolamento UE n. 848/2018).
La soluzione è stata infatti rinvenuta sostituendo la sanzione censurata con altra in linea con i principi costituzionali di proporzionalità, che sia modulabile in base all’entità e gravità delle violazioni commesse.
IntaleotticalaConsultastatuisce,infatti,che:“si deve, perciò, ritenere ragionevole che le violazioni più gravi siano punite con la sanzione pecuniaria di 50.000,00 euro nel rispetto della scelta legislativa originaria, dovendosi, al contempo, individuare la forbice edittale entro cui commisurare la sanzione.” (Cfr. sent. Corte Cost. cit.).
La norma di cui all’art. 8 comma 1 del d.lgs. n. 20 del 2018 adotta, infatti, un criterio secondo il quale le condotte rilevanti vengono prima indicate e poi ripartite sul piano sanzionatorio in ragione della loro decrescente gravità.
In conclusione, tale...”piena omogeneità finalistica consente di assumere la disposizione in questione come “punto di riferimento” per l’individuazione della soglia minima della sanzione da applicarsi alla struttura di controllo di produzioni DOP e IGP” (Cfr. sent. cit.).
In applicazione di siffatto principio, pertanto, nei casi regolamentati dalla disposizione dichiarata incostituzionale, sarà applicabile una sanzione amministrativa pecuniaria da un minimo di 10 mila euro ad un massimo di 50 mila euro.
Avv. Emanuele Del Duca
Cultore delle materia diritto commerciale Università della Calabria Commissione legislativa nazionale Acli Terra
Una delegazione parteciperà al summit internazionale di Atene
ACLI Terra continua l’impegno per equilibrare la diffusione delle specie aliene nel Mediterraneo, un fenomeno in rapida crescita a causa dei cambiamenti climatici. L’Associazione Nazionale professionale agricola parteciperà con una delegazione di esperti al summit internazionale organizzato da Eco Elafonisos ad Atene il 13 e 14 marzo, sul pericolo rappresentato dal Lion Fish e altre specie invasive.
In occasione del summit, Acli Terra porterà all’attenzione della comunità scientifica internazionale la notizia di un nuovo avvistamento allarmante: la Triglia del Mar Rosso (Upeneus moluccensis) è stata pescata per la prima volta in Sicilia, a Lampedusa. Questo evento, che segue un precedente avvistamento in Tunisia nel 2016, segna un’ulteriore espansione di questa specie aliena nel Mediterraneo occidentale.
“I pescatori di Lampedusa hanno consegnato l’esemplare all’Ispra di Palermo, dimostrando ancora una volta la loro sensibilità ambientale e la loro collaborazione con le istituzioni”, ha dichiarato Giuseppe Peralta, Vice Presidente Nazionale e Presidente regionale della Sicilia di ACLI TERRA. “È fondamentale – ha aggiunto Peralta – sostenere i pescatori siciliani, veri custodi del nostro mare, con strumenti di welfare adeguati per incentivare i giovani a intraprendere questa professione”.
Il Presidente Nazionale di ACLI Terra Nicola Tavoletta, ha ribadito l’importanza dell’impegno politico e scientifico nella gestione delle specie aliene: “Dobbiamo agire tempestivamente – ha sottolineato – per garantire l’equilibrio dell’ecosistema marino e creare opportunità di sviluppo economico sostenibile per le marinerie. La nostra partecipazione al meeting di Atene potrà rafforzare la collaborazione internazionale e sviluppare strategie efficaci”.
ACLI Terra conferma quindi l’urgenza di adottare misure preventive per equilibrare la diffusione delle specie aliene, come il Lion Fish, e di imparare dagli errori del passato, come nel caso del Granchio Blu. L’associazione chiede l’autorizzazione alla pesca e alla commercializzazione del Lion Fish, una specie particolarmente vorace, per contenerne la proliferazione e tutelare la biodiversità marina.
L’Istat ha pubblicato i dati relativi all’interscambio commerciale con i paesi extra Ue27 per il mese di gennaio 2025, evidenziando una riduzione congiunturale delle esportazioni (-1,0%) e un aumento delle importazioni (+3,6%).
La contrazione dell’export infatti è stata determinata principalmente dalla diminuzione delle vendite di beni di consumo non durevoli, mentre la crescita su base annua è stata determinata dalle maggiori esportazioni di beni intermedi. L’aumento dell’import, sia su base mensile che annua, è stato invece trainato dai maggiori acquisti di beni di consumo non durevoli e beni intermedi.
L’andamento degli scambi con i paesi extra Ue ha portato a un avanzo commerciale molto contenuto (+252 milioni di euro), in forte calo rispetto ai 3,0 miliardi di euro registrati nel gennaio 2024.
Acli Terra esprime forte preoccupazione per le possibili conseguenze delle tensioni internazionali sull’economia italiana. In particolare la prima Presidenza Trump ha avuto un impatto negativo sulle imprese italiane, con cali significativi per l’export di prodotti agroalimentari:
Frutta: -15%
Carni e prodotti ittici lavorati: -28%
Formaggi e confetture: -19%
Liquori: -20%
Nonostante ciò, l’agroalimentare italiano negli USA è cresciuto in valore del 17% contro un calo del 3,6% dell’export generale, confermando ancora una volta che il cibo è un caposaldo dell’economia del Paese.
“E’ importante un’azione diplomatica efficace *per scongiurare una guerra commerciale* che danneggerebbe sia le imprese che i cittadini europei e americani – ha dichiarato il presidente nazionale di Acli Terra *Nicola Tavoletta* – e la politica italiana deve tenere conto di queste dinamiche nei rapporti con i partner internazionali, anteponendo gli interessi nazionali alle logiche leaderistiche”.
*Acli Terra* sostiene che la politica internazionale abbia bisogno di stabilità e di un equilibrio Mondiale, auspicando *un dialogo costruttivo* e una cooperazione rafforzata per affrontare le sfide globali contro ogni tassazione sui prodotti statunitensi.
La presenza del ricco patrimonio archeologico e archeologico-industriale che attraversa l’antichissimo tragitto di territorio calabrese, al centro della Calabria, rappresentato dall’Istmo, situato tra due vicinissimi golfi, l’uno contrapposto all’altro, il lametino che si affaccia sul Tirreno e lo Scilletino che si protende sullo Ionio e le coste di Squillace, potrebbe rappresentare la svolta per rilanciare una proposta di visione culturale di quest’area così antica, così ricca di giacimenti culturali e di pregio. Un pezzo di territorio, narrato nella storia antica, così stretto da poter essere attraversato in mezza giornata di viaggio, di straordinaria importanza storica, le cui tracce giungono dalle opere sull’Italia di Antioco, storico siracusano del V sec. a.c. e dal trattato sulla Politica ( VII, 10.1229b) dal filosofo Aristotele ( V sec. a.c.). In buona sostanza la storia ci assegna da sempre un pilastro su cui poggiare una visione ed una proposta progettuale contemporanea che parta da quanto è stato sicuramente un luogo centrale per la storia e la nascita d’Italia ma che oggi ha bisogno di radicarsi e rigenerarsi per produrre nuovi cammini culturali e nuove occasione di impresa culturale e di lavoro. Occorre pensare ad una terapia d’urto programmatica per l’avvio di nuovi processi culturali che possano trainare le varie attività presenti su questa lingua di terra bagnata da due mari, arricchita dall’alba dello Ionio e il tramonto del Tirreno che già da soli rappresentano un patrimonio naturale unico sulla punta dello stivale, così prestigioso e dalle forti potenzialità attrattive. A parere di Pino Campisi, consigliere nazionale dell’AIAMS ( Associazione Nazionale Amici Mulini Storici ) e presidente di Acli Terra Calabria, la relazione e riproposizione in chiave contemporanea delle due materie da riproporre, di sviluppo e di rilancio culturale e turistico possono aprire una prospettiva anche dal punto di vista di nuove occasioni di lavoro per giovani imprenditori che in questi ambiti trovano gli stimoli autopropulsivi per valorizzare una fascia di territorio che allo stato sembra aver dimenticato il valore della propria identità. Prima ancora di verificare le opportunità in ambito dei servizi che questa area può offrire attraverso nuove scelte imprenditoriali e della logistica, nonché di un patto formativo per le imprese, bisognerebbe dare una caratterizzazione culturale che sta già nel ventre storico dell’Istmo, che va riproposta all’attenzione delle Istituzioni, delle Università e delle scuole, nonché del mondo dell’industria culturale. Per sostenere questo interesse culturale-produttivo è in preparazione un incontro che va verso il collegamento tra i siti e ritrovamenti archeologici e l’archeologia industriale. La parte archeologica, già presente e ricca come poche altre aree della Calabria a partire dal Museo Archeologico lametino, area archeologica di Terina, il complesso termale di Acconia di Curinga, Abbazia di Sant’Eufemia, il Museo e Parco Archeologico Scolacium, altre aree archeologicamente ricche, come attestano ritrovamenti di reperti di vari secoli a Crichi, a Uria, a Santa Maria, a Germaneto, a Sellia Marina. Nell’ambito archeologico-industriale si parte da un primo sito, dove si svolgerà il forum, nello specifico dai Mulini del Vescovo, di proprietà della famiglia Tolomeo, e ubicati in località Giulivetto, nei pressi del fiume Alli, territorio del comune di Catanzaro, due impianti un frantoio e un mulino con macine in pietra già azionati ad acqua. Intorno al fiume Alli siamo in presenza di un luogo ambientale da scoprire, nella sua morfologia idrografica, nella varietà botanica e faunistica e nella riserva naturalistica, ambientale e paesaggistica. Possiamo dire che la proposta progettuale alla luce dell’importante territorio dell’Istmo di Lamezia-Catanzaro-Squillace può rappresentare la nascita di un parco archeologico-industriale open aire, diffuso e attrattore di turismo moderno, giovane e delle tradizioni storiche ed esperenziali. Per discuterne saranno chiamati ad intervenire oltre ai corpi intermedi come le Acli e Acli Terra, il mondo accademico, l’Università di Catanzaro, l’Accademia di Belle Arti, Lamezia Europa Spa, i comuni di Lamezia, Catanzaro e Squillace e tutti i piccoli comuni ricadenti nella fascia dell’Istmo, la Provincia di Catanzaro, l’ACAI ( Ass.ne calabrese di Archeologia Industriale, la Regione e l’Aiams. il FAI per la bellezza dei luoghi e l’AIPAI ( Associazione Italiana per il patrimonio archeologico industriale. Bisogna rilanciare l’idea anche a livello nazionale: un turismo sociale ed economico e di pregio, con una gradazione crescente sui punti da sviluppare verso una rigenerazione urbana e territoriale. Attraverso l’AIAMS nazionale nascerà un luogo di confronto sui giacimenti culturali dell’Istmo, da cui far partire progettualità istituzionali coinvolgendo i Comuni dell’area che in co-programmazione e co-progettazione daranno respiro a quanto fino ad oggi non è stato valorizzato se non addirittura dimenticato. La messa in rete dei beni archeologici, il ripristino di beni archeologico-industriali, la nascita di un museo etnofotografico saranno i punti di forza regionale.
Pino Campisi – Presidente regionale Acli Terra Calabria
Acli Terra è stata a Sanremo con il talk show *”Colture & Culture, cambiamento climatico e nuove tendenze agroalimentari”*. L’evento si è svolto all’interno dello spazio “Social Euro Voices”, un vero e proprio studio radiofonico con i microfoni aperti per tutta la durata della manifestazione, promosso dall’Ufficio del Parlamento europeo.
Il Presidente Nazionale di Acli Terra, *Nicola Tavoletta*, ha condotto un vivace dibattito con ospiti d’eccezione: Donatella Bianchi, conduttrice di Linea Blu, Pierluigi Piro, Presidente della Cooperativa de I Pescatori di Orbetello, e Ilio Masprone, Direttore del giornale “Il Festival News”.
Il talk show, seguito dalle radio presenti sul posto e in collegamento, insieme un vasto pubblico, è stato arricchito da interviste a cura della giornalista del MonteCarloTimes, Virginia De Masi, e dal Vice Presidente di Acli Terra Genova, Nicolò Fiori con la partecipazione di esperti del mondo agroalimentare, sociale e tecnico.
L’evento ha offerto un’occasione di confronto sui temi dell’ambiente, del lavoro e delle nuove sfide del settore agroalimentare, con un focus particolare sul ruolo dei giovani e sulla loro partecipazione attiva alla vita civile.
Acli Terra conferma il suo impegno sul territorio *per promuovere un’agricoltura 5.0 innovativa*, valorizzare le nuove colture esotiche, sostenere una politica territoriale equilibrata e promuovere le marinerie locali a livello internazionale, tutto ciò garantendo i risultati economici, come dichiarato nella nuova sede di *Acli Terra Macerata* recentemente inaugurata.
Nicola Tavoletta, in occasione della nascita di *Acli Terra Verbano Cusio Ossola*, ha inoltre sottolineato l’importanza di questo nuovo nucleo in una provincia di montagna e di confine, con le sue specificità e le sue sfide. “Verbano-Cusio-Ossola è una provincia che merita attenzioni specifiche, anche a livello nazionale – ha dichiarato – per valorizzare le sue produzioni e affrontare le tematiche legate all’idrogeologia e ai servizi nelle aree interne”.
Acli Terra continuerà a parlare di Agricoltura 5.0 a *Bologna*, in occasione dell’edizione 2025 del *SANA, il Salone Internazionale del Biologico e del Naturale*, *martedì 25 febbraio alle ore 15 in diretta streaming sui nostri social*. Si tornerà a parlare anche di biologico, sostenibilità economica, salute, lavoro, sviluppo socioeconomico, tutela ambientale, sicurezza e innovazione tecnologica