19 Apr 2024

VALORIZZARE IL “CAPITALE SOCIALE UMANO” A SUD CON UNA BUONA POLITICA

07 Mag 2022 570

Per promuovere lo sviluppo economico, è necessario invece un tessuto sociale forte, alimentato da reti, legami, connessioni, proposte ed esperienze associative. 

Registriamo cambiamenti socio-politici frenetici e diseguaglianze sempre più accentuate nel nostro Paese, mentre aumentano la ricchezza nelle mani di pochi e uno stato di precarietà e povertà nella vita di molti.

Le risorse della globalizzazione, se da un lato, soprattutto nel mondo occidentale, hanno portato benefici economici, dall’altro hanno generato dipendenze eccessive dal modello di vita occidentale, con la conseguenza di registrare un processo di dissoluzione degli stili di vita e delle risorse locali. Per questo è aumentato il divario tra le zone considerate “sviluppate” e quelle “sottosviluppate". Certamente, le difficoltà politiche e il malessere sociale hanno origine anche e soprattutto dalla crescita senza precedenti delle disparità economiche, che, contestualmente, producono disparità sociali e culturali. Precise scelte politiche hanno condotto, tra l'altro, a mutamenti radicali nella distribuzione del potere economico, alla maggior facilità per i ricchi di sottrarsi ad una fiscalità equa, a processi sempre più evidenti di condizionamento dei governi da parte dell'accresciuto potere economico, all'esclusione di ampi settori della società dalla vita sociale. Ed è anche a causa di tutto ciò che la mobilità sociale è praticamente scomparsa, il destino dei figli dipende sempre più dalle condizioni dei loro genitori e il futuro dei "ricchi" è sistematicamente più roseo di quello dei figli della "gente normale".

Senza pretendere una società dove viga l'egualitarismo economico, è auspicabile una società più dinamica, in grado di reagire nei modi e nei tempi necessari per fronteggiare gli esiti complessi di una condizione che contempla disuguaglianze di genere, disuguaglianze di mobilità sociale, di accesso all’istruzione e alla formazione, che descrivono i tratti di una profonda vulnerabilità perfino civile.

Una situazione particolarmente accentuata nel Sud del nostro Paese, dove le debolezze del sistema dei servizi, dell’istruzione, dell’offerta sanitaria e gli effetti di una disoccupazione endemica creano un disagio incontenibile. In definitiva, disuguaglianze generazionali, di genere, di mobilità sociale, nell'accesso all'istruzione e alla formazione sono i tratti di una “povertà” sociale del Sud segnata da risorse sempre più esigue, da mancanza di servizi, dalla precaria sanità e da un’istruzione sempre più sottovalutata, nonostante “L'istruzione e la Cultura è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo.” e dalla disoccupazione che al Sud è sempre più intollerabile. Il recente rapporto della Svimez sull'economia del Mezzogiorno conferma il nostro Paese diviso in due: nel Sud Italia infatti si addensano tutte le più alte percentuali di indici di sottosviluppo economico, infrastrutturale, amministrativo, culturale e sociale. Questo si ripercuote anche sulla realtà e la qualità della vita associativa e dei servizi alle comunità.

La mancanza di lavoro fa sì che in tutte le zone arretrate del Sud Italia si alimentino sentimenti radicati di diffidenza e sfiducia nelle stesse relazioni sociali. La soluzione del problema non va ricercata solo nella disponibilità di maggiori risorse economiche, serve "attrezzare" le aree più deboli del Paese per renderle autonome e competenti nella gestione delle opportunità di varia natura disponibili sul territorio e di quelle che possono essere reperite dalla compartecipazione del Paese. Non dobbiamo fermarci a politiche estemporanee, di breve respiro, ma fondare la nostra azione su politiche di larghe vedute, che possano promuovere ed incentivare misure e co-progettazioni partecipate, che sostengano il valore della risorsa dei giovani nel Sud e che rinforzino il senso di appartenenza ad un territorio, quale è quello del Mezzogiorno, troppo spesso abbandonato e non riconosciuto nelle sue potenzialità. Urgenti sono anche politiche a favore della terza età.

I Paesi più piccoli nell'entroterra della nostra Regione Campania e del mezzogiorno d Italia, sono spopolati e abitati quasi solamente da anziani. L'età media della vita si è allungata, ma la solitudine, i problemi di salute, le condizioni di vita non sono migliorate. Per promuovere lo sviluppo economico, è necessario invece un tessuto sociale forte, alimentato da reti, legami, connessioni, proposte ed esperienze associative. Dobbiamo porci il problema di come l’Italia pensa di mettere a tema l’inversione del destino demografico del Paese e il rilancio dell’impegno sociale, civico ed economico dei giovani.

Qui si gioca il futuro del Paese, senza retorica. si tratta di un momento importante per il Terzo settore italiano che per la prima volta esprime una rappresentanza autonoma all’interno di un organo istituzionale.

E siamo molto soddisfatti per questo riconoscimento che segna un passaggio culturale ed un rilevante risultato politico e che realizza pienamente il principio di sussidiarietà, introdotto dall’articolo 118 della nostra Costituzione.” il Forum Nazionale del Terzo Settore, a conclusione della procedura di avviso pubblico per l’attuazione degli articoli 59 e 64 del Codice del Terzo Settore, risulta essere l’associazione di enti del Terzo Settore maggiormente rappresentativa sul territorio nazionale, in ragione del numero degli enti aderenti.

Il Codice prevede, tra le altre cose, che l’organismo maggiormente rappresentativo possa indicare direttamente una propria rappresentanza per il Consiglio nazionale del Terzo Settore.

È storia di oggi per rilanciare con competenza e professionalità i ruoli di rappresentanza che metta al centro Bene comune fatta di buona POLITICA con il tema della coprogettazione e della coprogrammazione, in piena operatività le previsioni degli articoli 55-56-57 del Codice del Terzo Settore. E’ necessaria un’alleanza generativa di un patto tra le forze sociali, ma anche di associazioni  professionali come ACLI terra, in  l'Italia potrà contare nel ciclo 2021-2027 su 75,622 miliardi di Fondi strutturali, tra risorse europee e cofinanziamento nazionale.

In particolare, i fondi in arrivo da Bruxelles saranno pari a oltre 43 miliardi, comprensivi di quelli destinati ai programmi transfrontalieri e alla transizione giusta. Si tratta quindi di circa 9 miliardi in più rispetto alla programmazione settennale precedente per ribadire   per ultimo vorrei concludere con una dichiarazione del nostro presidente del consiglio, Mario Draghi che pone una visione e un ragionamento “Politico”intervenendo nell'Aula di Palazzo Madama in sede di replica al dibattito parlamentare sul PNRR. "Le risorse saranno sempre poche se uno non le usa", ha affermato Draghi. "È vero che l'Italia ha ottenuto la quota più significativa dei fondi europei per l'ampiezza dei divari territoriali da colmare, ma è anche vero che l'UE chiede di ridurre tali divari con azioni effettive e riforme efficaci, non con una mera ripartizione contabile delle risorse". E ancora: "Il PNRR ha un vincolo temporale di utilizzo di 5 anni. Non è un alibi, è un dato di fatto, che deve tenere conto anche delle storiche difficoltà del Sud di assorbimento dei fondi pubblici".

Di Filiberto PARENTE

Presidente ACLI Campania;

Presidente provinciale Acli terra Benevento

 

Ultima modifica il Giovedì, 16 Giugno 2022 14:14