01 Mag 2024

Roma, 15 lug.(Adnkronos) - "L'incontro di ieri degli assessori all'agricoltura contro i cinghiali va nella giusta direzione. Non possiamo sottrarci a dare una mano alla nazione. Noi collaboriamo costantemente con le Regioni e ora aspettiamo che il Parlamento modifichi la legge 157 del 1992. L'allargamento del calendario venatorio però non basta: serve una gestione complessiva del territorio, delle zone protette e bisogna tenere pulite le aree urbane. Noi non vogliamo lo scontro con gli animalisti e rispettiamo le regole che le istituzioni ci danno". Lo dice all'Adnkronos Christian Maffei, presidente di Arci Caccia, commentando l'allarme lanciato ieri dagli assessori all'agricoltura di tutte le Regioni sui danni provocati dalla presenza sempre più numerosa di cinghiali in Italia.

"Il bosco - prosegue Maffei - sta aumentando moltissimo nel nostro Paese e, di conseguenza, anche i cinghiali. Questi animali sono infatti favoriti dal cambiamento del paesaggio e dell'ambiente: l'uomo sta abbandonando la media collina e i cinghiali ne approfittano. Da sola la caccia popolare non basta, ne serve una selettiva che colpisca i cuccioli e gli esemplari più giovani e poi servono squadre di cacciatori per migliaia e migliaia di abbattimenti ogni anno. Bisogna anche introdurre elementi di gestione nei parchi: Roma è circondata da aree protette e questo comporta che da 50 anni la pressione venatoria su questi animali sia minima".

L’estate che stiamo vivendo sta già registrando temperature da record che si protraggono dal mese di Maggio scorso, con enormi problemi per l’agricoltura e l’allarme siccità che diventa sempre più critico con le ore che passano. E’ di qualche giorno fa l’annuncio con il quale il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza per la siccità in Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Veneto e Piemonte fino al prossimo 31 dicembre 2022. Una misura che si prevede verrà estesa a molte altre regioni del centro e sud Italia, in considerazione del fatto che tale emergenza è una costante in molte regioni del Mezzogiorno, come Puglia, Sicilia ecc.

“Le ondate di caldo anomalo, con picchi talvolta superiori ai 40 gradi hanno impattato in maniera devastante sul settore agricolo, con perdite stimate ed effettive che vanno ad aggiungersi ad una situazione già minata dal caro delle materie prime legato alla guerra in Ucraina”; sono le parole di Tommaso Loiodice, presidente di Unapol, Unione Nazionale Associazioni Produttori Olivicoli, che esprime la sua grande preoccupazione per “campi e terreni completamente asciutti, non in grado di assorbire le sporadiche bombe d’acqua, quelle violentissime e dannose precipitazioni che sono state registrate in regioni come la Puglia nella scorsa settimana”.

Anomalie metereologiche sintomo dei cambiamenti climatici con i quali gli agricoltori fanno i conti già da qualche decennio, e che stanno portando alla desertificazione e al radicale mutamento di tante aree un tempo floride e produttive della Penisola. “Ciò che bisognerebbe far capire all’opinione pubblica è che non si tratta di un problema circoscritto alle categorie agricole. Gli effetti della siccità ricadono come un domino sull’economia delle famiglie, dei consumatori che vedono aumentare i prezzi dei prodotti della terra”. 

“Lo Stato”, prosegue Loiodice “attraverso gli aiuti e i milioni stanziati per l’emergenza in corso, sta tendendo la mano agli agricoltori in affanno, ma servono soprattutto soluzioni a medio e lungo termine”.

Unapol da sempre è in contatto con le realtà agricole e i referenti istituzionali: “Con i nostri momenti d’incontro vogliamo stimolare il dialogo tra gli imprenditori agricoli e le istituzioni, poiché uno dei nostri scopi è quello di ascoltare e dar voce ai nostri produttori olivicoli. Sono tante le soluzioni proposte, alcune molto interessanti e concrete. Come l’invito a tutte le amministrazioni comunali ad attivarsi per il riutilizzo delle acque affinate provenienti dai depuratori e per creare accordi intercomunali, laddove la geomorfologia del territorio lo consenta, al fine di individuare aree in cui è possibile la realizzazione di invasi naturali, sino a studiare la possibilità di utilizzare cave dismesse come bacini di raccolta acqua”.

“L’agricoltura tutta, e il settore olivicolo che noi rappresentiamo, sono una risorsa inestimabile per il nostro Paese e abbiamo il dovere di tutelarla in ogni modo possibile. Stiamo assistendo a mutamenti climatici repentini che rischiano di cancellare per sempre la nostra biodiversità. E’ giunto il momento di mettere in atto soluzioni realmente efficaci in grado di proteggere il nostro patrimonio verde, affinché le future generazioni possano godere anch’esse della spettacolare visione di un ulivo monumentale e gustare un prodotto, l’olio extravergine d’oliva, considerato oro per il palato sin dai tempi dei romani”.    

Roma, 14 lug.(Adnkronos) - "La situazione è insostenibile: i cinghiali hanno invaso il Paese. Ci sono danni sotto l'aspetto agricolo, ma anche danni alle persone. Parliamo dell'aspetto della sicurezza dei cittadini. Per non parlare poi della peste suina africana: gli agricoltori sono in grande difficoltà. Il punto è politico: è la prima volta che 21 assessori si riuniscono per lanciare questo allarme al governo. Ci auguriamo che l'esecutivo proceda rapidamente e risolva i nostri problemi sul territorio. C'è un decreto che è bloccato per motivi politici. Una parte della politica non può bloccare richieste fondamentali che vengono dai cittadini. Due mesi fa col sottosegretario Gava abbiamo scritto una bozza di un decreto interministeriale che prevedeva modifiche alla legge 157 del 1992.
Andava bene a noi, alla conferenza Stato-Regioni, al Mite, al Ministero della salute e dell'agricoltura. Non capiamo quale sia il problema, tutto è fermo perché una parte del Movimento 5 stelle non vuole questo decreto: non c'è più tempo da perdere".

Lo ha detto Federico Caner assessore all'agricoltura della regione Veneto e coordinatore della Commissione politiche agricole della Conferenza delle Regioni durante la conferenza stampa sull' "emergenzaácinghiali" nel Paese.áPresenti tutti i 21 assessori all'agricoltura delle Regioni e il presidente di Coldiretti Ettore Prandini. "E un fatto inedito stare tutto insieme per fronteggiare questa emergenza. Il tema è politico causato da un concetto ambientale esasperato. Abbiamo cercato ogni strada sul piano politico e istituzionale ma da 60 giorni della bozza del decreto non abbiamo saputo più nulla. Le modiche che abbiamo chiesto, previste nella bozza del decreto, sono di allargare il periodo di caccia e fare piani di controllo in zone sottratte alla caccia Siamo stanchi di aspettare.
Non riusciamo a difendere il mondo dell'agricoltura. C'è grande menefreghismo di una parte della politica. Non si può andare avanti così ". Lo ha detto l'assessore all' agricoltura del Molise Nicola Cavaliere.

 "Parliamo di un bollettino di guerra. A Moncalieri ieri una persona è morta per un attraversamento di cinghiali. Le Regioni sono imbrigliate da regole vecchie, noi in più abbiamo anche la peste suina. Dobbiamo aprire le attività venatorie: non ci sono solo i cacciatori ma anche le guardie venatorie. Nella modifica alla legge 157 chiediamo anche un aumento delle risorse per incrementare queste figure. Purtroppo, siamoáimponenti e al momento non possiamo fare altro che sborsare agli agricoltori i danni causati dai cinghiali.
Chiediamo aiuto allo Stato". Lo ha detto l'assessore all'agricoltura del Piemonte Marco Protopapa.á

"Serve una norma di carattere nazionale: la situazione è fuori controllo. Ci sono oltre 2 milioni e 400 mila cinghiali censiti in Italia, più quelli non censiti. Questo è anche un tema di carattere ambientale: c'è un danno enorme all'ambiente dovuto all'abbandono del territorio agricolo flagellato dai cinghiali. C'è poi il capitolo della peste suina africana: a parte un caso nel Lazio, non c'è stato ad oggi contagio negli allevamenti di suini, ma se c'è anche solo un cinghiale infetto siamo costretti ad abbattere decine dei nostri maiali sani e questo è inaccettabile. Non si può permettere al settore suinicolo di scomparire. L'unico strumento è allargare il periodo di caccia e monitorare il fenomeno con persone possessori del porto d'armi deputate al controllo di questo fenomeno. Non si può più aspettare ". Lo ha detto il Presidente di Coldiretti Ettore Prandini.

(9Colonne) Roma, 13 lug - Definire e approvare subito il decreto interministeriale che consentirebbe alle Regioni di intervenire per ridurre la presenza dei cinghiali, che nelle aree agricole è una vera e propria emergenza, anche per i rischi connessi all'infezione da Peste suina africana. E' quanto chiede il senatore Mino TARICCO, capogruppo Pd nella Commissione Agricoltura, con un'interrogazione rivolta ai ministri delle Politiche agricole, della Transizione ecologica e della Salute. "Ieri alcuni assessori all'agricoltura di regioni interessate dalle problematiche connesse all'eccessiva proliferazione di cinghiali- spiega TARICCO nell'interrogazione - hanno dichiarato che circa due mesi fa, su indicazione della Commissione politiche agricole e su delega del ministero alla Transazione ecologica, il ministero stesso aveva proposto 'una bozza di decreto interministeriale che prevedeva due sostanziali modifiche all'articolo 19 della legge 157 del 1992 quali l'ampliamento del periodo di caccia al cinghiale e la possibilità da parte delle Regioni di effettuare piani di controllo e selezione nelle aree protette', denunciando che 'da allora non si ha più alcuna notizia del decreto e del suo iter anche se pare che la proposta del MITE sia da tempo stata inviata ai ministeri concertanti' e questo nonostante le regioni avessero 'sostenuto all'unanimità l'iniziativa e che l'avevano addirittura approvata in Conferenza dei presidenti'. La necessità di questo intervento è stata sottolineata sia dalla Commissione Agricoltura del Senato nell'affare assegnato, che dal ministero della Salute . Per questo chiedo ai ministri competenti se non ritengano necessario dare agli enti interessati gli strumenti per agire al più presto". (red) 131801 LUG 22

Roma, 13 lug. (Adnkronos) - "Alle Regioni a cui già è stato riconosciuto lo stato di emergenza per la siccità potrebbero aggiungersene altre: Lazio, Umbria, Toscana e Liguria". A indicarlo è il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Stefano Patuanelli nell'informativa urgente di oggi alla Camera sulla siccità.