18 Mag 2024

Il florovivaismo italiano rappresenta un’importante ramo del comparto agricolo, basti pensare che l'export di piante e fiori italiano vale 1 miliardo di euro, mentre la produzione nazionale costituisce il 15% della intera produzione comunitaria.

Sotto il profilo economico, tale settore esprime il 6% della intera produzione agricola nazionale, per un valore di 2,5 miliardi di euro e con 21.500 imprese operanti: 14 mila producono fiori e piante in vaso e 7.500 piante per il vivaismo.

Anche se nel periodo marzo-aprile l’aumento dei costi dell'energia, conseguenti alla situazione internazionale, ha provocato ripercussioni anche per il comparto con una flessione fino al 4% del fatturato e fino al 5% sull'export nel secondo biennio del 2022, stiamo ancora parlando di un settore straordinariamente trainante.

Ora con i fondi del Pnrr per la forestazione urbana, per i quali sono previsti circa 330 milioni di euro, e con l’apertura di un apposito bando, si apre un nuovo scenario e nuove opportunità di crescita per il comparto.

ACLI TERRA, prima e  dopo il recente rinnovo del contratto di lavoro in questo comparto, ha posto all’attenzione degli amministratori locali la questione della rigenerazione urbana anche con incentivi per la realizzazione di boschi verticali nei condomini.

Questa soluzione risponde agli obiettivi della agenda 2020/30, elevando la qualità della vita urbana, non solo per effetti benefici ambientali, anche per quelli legati ad un nuovo stile influenzato dall’ambiente e non viceversa.

ACLI TERRA sostiene l’importanza dell’evoluzione del decoro urbano e ha in programma l’organizzazione di seminari online sulla realizzazione di orti domestici e boschi verticali, con la partecipazione la collaborazione di esperti.

L'emergenza siccità è all'attenzione del governo e il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli ha convocato "questo pomeriggio una riunione con il Mite e la Protezione civile per fare il punto della situazione sui temi dell'agricoltura" secondo quanto ha riferito lo stesso Patuanelli nel corso di un'audizione al Senato sugli aggiornamenti del Piano Strategico Nazionale (Psn). "A Palazzo Chigi - ha detto c'è stata una riunione tecnica lunedì scorso coordinata dal sottosegretario Garofoli per la valutazione dello stato d'emergenza, le Regioni stanno provvedendo alla richiesta che deve essere motivata e deve individuare il range di danno che si presume per la singola regione. Queste richieste devono essere istruite dalle strutture tecniche di Palazzo Chigi e della Protezione civile e dopo si procederà con la determinazione dello stato d'emergenza" ha detto il ministro

"In questi giorni stiamo finalizzando per il Cdm un testo che preveda le modifiche all'Art 19 della norma sulla gestione della fauna selvatica: io credo che bisogna rafforzare le competenze regionali perché non si può pensare di agire a-scientificanente ma bisogna seguire le indicazioni dell'Ispra rispetto ai piani di selezione che le Regioni dovranno fare". E' quanto ha affermato il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli a proposito della questione peste suina, nel corso di un'audizione alle Commissioni riunite Agricoltura di Camera e Senato sugli aggiornamenti del Psn.

Italia ed Europa temono una siccità per questa estate con il caldo record di queste settimane. Sulla componente climatica, la ricerca agronomica è incentrata sull'efficienza. Non c'è azienda privata che non sia orientata verso questo obiettivo.

Di fronte alla rinnovata urgenza, la risposta dell'opinione pubblica vuole essere tempestiva, ma ci si può comunque interrogare sull'efficacia delle misure messe in atto di fronte all'importanza delle problematiche.

Ogni anno il governo implementa misure che sono diventate consuetudine per aiutare gli agricoltori a far fronte alla crisi. Tuttavia, la loro applicazione avviene in modo non sufficientemente preparato e dà al mondo agricolo la sensazione di una reazione non all'altezza delle sfide.

Tra le idee suggerite da chi lavora sul campo tutti i giorni ci sono l'irrigazione goccia a goccia, la creazione di impianti di desalinizzazione dove praticare il riciclaggio delle acque reflue, la realizzazione di bacini di raccolta d'acqua piovana e la costruzione di pozzi per sfruttare le falde.

Secondo gli esperti, occorre continuare a progredire tecnicamente nella gestione dell'acqua, in particolare nelle previsioni meteorologiche. Possiamo anche sviluppare varietà più adattate e più resistenti alla siccità. Questo vale per tutte le culture. 

Bisogna sempre utilizzare al meglio il suolo per l’agricoltura. Più il suolo è ricco di carbonio, più acqua catturerà e meno scorrerà via. Il mais, ad esempio, è molto criticato per l'irrigazione che si effettua in estate. Ma è la pianta che utilizza al meglio la quantità di acqua che le offriamo, meglio di quella che possiamo mettere nelle nostre fioriere, nei nostri prati o altrove.

Questa crisi “impone” l’adozione di stato di calamità naturale per sostenere il comparto agricolo. Intere aree del paese non vedono pioggia da mesi e, i danni provocati dalla siccità in agricoltura ammonterebbero a 2 miliardi di euro.

In pratica più di un quarto del territorio nazionale è a rischio desertificazione e sta affrontando una situazione di grave siccità che riguarda le regioni del Sud ma anche quelle del Nord, dove la grande sete assedia città e campagne, con autobotti e razionamenti in case, orti e giardini, i fiumi in secca, i laghi svuotati e i campi arsi.

Siamo davanti a una emergenza nazionale che riguarda coltivazioni ed allevamenti travolti da una catastrofe climatica che si prefigura addirittura peggiore di quella del 2003 che ha decimato le produzioni agricole nazionali.

Per questo sono già in corso le contromisure anti afa nelle stalle dove gli abbeveratoi lavorano a pieno ritmo perché ogni singolo animale è arrivato a bere con le alte temperature di questi giorni fino a 140 litri di acqua al giorno contro i 70 dei periodi meno caldi.

Sempre più essenziale anche in ottica alimentare affrontare la desertificazione, il degrado del suolo e la siccità che minacciano migliaia di ettari in cui vivono centinaia di milioni di persone. Secondo le previsioni dei ricercatori entro il 2050 metà della terra arabile per l’agricoltura diventerà inutilizzabile a causa della desertificazione e del degrado del suolo.

Ora più che mai è necessaria una gestione sostenibile del territorio per preservare quanta più superficie agricola possibile colpita dalla desertificazione e dalla siccità. Le terre aride in molti paesi in via di sviluppo sono devastate dalla siccità.

A sua volta, aumenta il degrado del suolo così tanto che una volta i seminativi diventano inutilizzabili. Infine, proprio per via del degrado viene rilasciato carbonio nell'atmosfera, aggravando così il riscaldamento globale e il cambiamento climatico. E il ciclo si ripete. Un'azione internazionale congiunta può ridurre gli impatti della desertificazione.

 

Dott. Matteo La Torre

Ambasciatore del Patto europeo per il clima in Italia 

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