19 Apr 2024

Sono stati resi noti i dati del Nomisma Wine Monitor, l’Osservatorio dedicato al mercato mondiale del vino. I numeri raccontano un calo generale, in termini di volumi, delle importazioni di vino nel mondo, fatta salva qualche eccezione, come in Italia, dove i dati sono più confortanti: il 2022, infatti, si chiude con un aumento dell’export pari a 8 miliardi di euro.

«Una crescita del 12% in un anno rappresenta un grande successo nazionale – sono le parole di Nicola Tavoletta, presidente nazionale di Acli Terra, che commenta i dati di Nomisma con un elogio all’ottimo lavoro delle donne e degli uomini impegnati nel vitivinicolo.

La nostra Associazione – afferma Tavoletta – sostiene da sempre l’importanza del settore vitivinicolo per l’economia del Paese ma è fondamentale che ci sia un ulteriore slancio per quanto riguarda anche la grande distribuzione organizzata».

Nel mercato interno Italiano, infatti, la GDO ha subito un calo, anche se i numeri sono migliori dell’annata pre-pandemica. Va molto bene, invece il settore HORECA, con una sostanziosa crescita del fatturato nel 2022.

«Il valore economico e sociale del vino rappresenta per Acli Terra uno dei pilastri su cui dare lustro e slancio al Made In Italy – ha concluso il presidente – Molte aziende vitivinicole legate alla nostra Associazione rappresentano un’eccellenza di gusto e di cultura. Un patrimonio, per il nostro Paese, da tutelare e valorizzare sempre di più».  

La Conferenza Stato-Regioni, lo scorso 11 gennaio, ha approvato l’intesa sullo schema di decreto che ripartisce i 500 milioni di euro del Recovery Plan per la concessione di incentivi per l'innovazione nel settore agricolo e l'ammodernamento dei frantoi oleari.

Si tratta di un decreto che attua la linea di investimento 2.2 M2C2 del PNRR per l'innovazione e la meccanizzazione nel settore agricolo e alimentare. Linea che vale 500 milioni di euro, di cui 400 milioni per la concessione di incentivi volti a sostenere gli investimenti in mezzi e macchinari innovativi che permettano di abbattere le emissioni inquinanti e di ridurre l'uso di concimi chimici e 100 milioni per ammodernare i frantoi in ottica di economia circolare.

La ripartizione dei fondi tra regioni e province autonome è la seguente:

Pnrr fondi macchine regioni gennaio 2023

 

Come previsto dall'articolo 2, comma 6 bis del decreto-legge 77/2021, convertito in legge n. 108/2021, almeno il 40% dei fondi della misura è destinato alle regioni del Mezzogiorno. Le dotazioni maggiori vanno alla Puglia (più di 47 milioni), alla Sicilia (oltre 44 milioni) e alla Sardegna (più di 30 milioni).

È possibile, inoltre, la riassegnazione delle risorse non utilizzate. Quindi dopo che le regioni e province autonome avranno comunicato al ministero gli importi complessivi delle richieste di contributo ricevute, in caso di mancato esaurimento dei fondi, ci sarà una ridistribuzione delle somme rimanenti. Il criterio sarà proporzionale ai soggetti attuatori che devono finanziare ulteriori progetti in graduatoria.

Più complessa è la misura per meccanizzazione e innovazione in agricoltura, di cui la roadmap PNRR prevede il decreto attuativo entro marzo 2023. In questo caso gli incentivi dovrebbero sostenere gli investimenti in agricoltura 4.0, agricoltura di precisione e rinnovo automezzi. In linea con i target della strategia Farm to Fork, i contributi a fondo perduto dovrebbero incentivare sia investimenti in digitalizzazione per aumentare sostenibilità ambientale e resilienza climatica e per ottimizzare l'uso dei fattori produttivi che il rinnovo del parco automezzi per ridurre le emissioni inquinanti.

Nel complesso si tratta di un’azione concreta a supporto della produzione agricola italiana. In particolare, l’innovazione nel settore dell'olio di oliva è essenziale per un ulteriore miglioramento della qualità dei prodotti e per la riduzione dell'impatto ambientale sia in termini di consumi che in termini di emissioni e di impiego dei relativi sottoprodotti.

Dott. Matteo La Torre

Europrogettista – Vicepresidente ACLI Terra Latina

È stato approvato dalla Regione Lazio il documento obbligatorio per il prosieguo della programmazione europea di "Complemento per lo Sviluppo Rurale (CSR) per il periodo 2023-2027", con i relativi allegati tecnici, conforme al Piano Strategico Nazionale (PSN) della PAC 2023-2027 e coerente con l'analisi di contesto e la gerarchizzazione dei fabbisogni elaborata a livello regionale. Un testo che dà avvio alla programmazione, individuando nel Direttore all'Agricoltura l'Autorità di gestione regionale (Adgr), responsabile del Complemento, e stabilendo che sia l'Autorità a procedere alla costituzione del Comitato di Monitoraggio Regionale, organo di sorveglianza e di supporto nell'ambito del quale saranno stabiliti i criteri di selezione dei diversi interventi, e a definire di concerto con l'Organismo pagatore le caratteristiche del sistema informativo per il trattamento delle istanze di contributo da parte dei beneficiari.
Il processo di redazione del testo è passato attraverso diverse fasi, come l'analisi delle caratteristiche strutturali, organizzative ed evolutive del sistema agroalimentare regionale, la scelta per l'individuazione dei fabbisogni con la relativa gerarchizzazione e la selezione degli interventi da attuare nel corso del periodo di programmazione.
Diversi gli elementi caratterizzanti la nuova programmazione del Lazio, tra cui i più significativi: la transizione ecologica, promossa con uno stanziamento di 105,7 milioni di euro di spesa pubblica cofinanziata per l'agticoltura biologica e l'introduzione di tre nuovi interventi quali la produzione integrata, l'uso sostenibile dell'acqua e l'agricoltura di precisione; la competitività e sostenibilità delle imprese con un finanziamento di 156,6 milioni di euro per le misure a investimento a favore della filiera agroalimentare; il ricambio generazionale con uno stanziamento di poco inferiore ai 65 milioni di euro; l'imprenditoria femminile; il benessere animale e le aree svantaggiate, la semplificazione.

Così in una nota la Regione Lazio.

12 gennaio 2023

«La scelta che sta portando avanti l'Irlanda di affrontare la piaga sociale dell'alcolismo tramite una etichettatura uguale a quella delle sigarette è un errore che va fermato, perché degenererebbe in una immotivata guerra al vino». Sono le parole di Nicola Tavoletta, presidente nazionale di ACLI TERRA.

Secondo il presidente dell’Associazione professionale agricola delle Acli, «l'abuso rappresenta il problema, non il consumo, ma ciò per tutti i prodotti alimentari, non solo per il vino o per la birra. Inoltre non si può equiparare il vino ai super alcoolici. La delusione di ACLI TERRA non è soltanto nelle istituzioni irlandesi – prosegue Tavoletta – ma nasce anche dall' immobilismo della Commissione Europea che poteva opporsi formalmente e non lo ha fatto. I nostri parlamentari europei, come quelli di altri nove Paesi si sono anche pronunciati in Parlamento contro tale misura, trovando una ampia maggioranza contraria, ma senza conseguenze. L'unico argine a questa misura insensata rimane il WTO che esprime contrarietà e non sta autorizzando gli irlandesi.

Consideriamo questa delle etichettature simboliche o figurative sugli alimenti una schizofrenia, quando il buon senso vorrebbe che ogni alimento fosse identificato con etichettature riportanti le schede nutrizionali utili a un intelligente discernimento. Non è il valore di un cibo ad arrecare danni alla salute, ma il disequilibrio del regime alimentare.

Allora – conclude il presidente Tavoletta – su una cosa ovvia, ci viene in mente che ci possa essere anche una questione di scorrettezza commerciale. Confidiamo nell’intervento del WTO»

ACLI TERRA è accanto e sostiene i parlamentari europei che vogliono far emergere tale questione per una presa di coscienza popolare europea

ACLI TERRA ha accolto con attenzione le stime diffuse a fine anno dell’Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv) e all’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea) sui consumi di spumanti italiani per il 2022. Nonostante l’inflazione e i timori legati agli eventi geopolitici che hanno probabilmente condizionato il trend annuale dei vini fermi, quello delle bollicine nostrano si conferma come uno dei mercati più rosei grazie anche agli eccezionali dati di dicembre.

Chiudiamo infatti con un nuovo record produttivo, 970 milioni di bottiglie per un controvalore di 2,85 miliardi di euro (di cui 2 per il solo export), e le festività incidono in maniera sostanziosa su questi numeri, con 341 milioni di tappi saltati tra Natale e Capodanno, in Italia (95 milioni) e soprattutto all’estero, sempre più innamorato della nostra bollicina (3/4 delle vendite totali: 246 milioni, +8% sui volumi).

Le nostre cantine stanno lavorando bene progredendo sempre di più nella evoluzione del binomio quantità, utile per competere nell'esportazione, e qualità.

Per ACLI TERRA tale spaccato dell'agroalimentare italiano è strategico perché è trainante anche per altri settori meno famosi all'estero e per una promozione turistica dei luoghi.

Dobbiamo mantenere, come organizzazioni di categoria e come istituzioni, sempre alto l'impegno nell'affiancare e sostenere le cantine, sia con mezzi ordinari che straordinari.