28 Apr 2024
Redazione

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Siamo rientrati dalla due giorni in Sardegna dove abbiamo dibattuto sulla attualità della Costituzione e il calendario ci propone le celebrazioni di date di riferimento della stessa Carta che regolamenta la nostra Comunità.

Direi, piuttosto, la nostra Repubblica, perché sento la nostra Comunità quella che abita quel piccolo “pezzo” di Mondo che da La Coruna arriva a Varna e da Tenerife a Skogarvarnne.

Per aprire un ragionamento con questo articolo è utile nuovamente spiegare perché ACLI TERRA, una Organizzazione professionale agricola, si impegna anche nel promuovere l’approfondimento della Costituzione.

La prima motivazione risiede nella necessità di focalizzare due articoli, in particolare il 9 e il 32, che segnano una capacità anticipatoria dei Costituenti straordinaria, in essi affermano il valore della biodiversità, oggi tanto celebrata, e quello della alimentazione accessibile come equilibrio salutare e sociale.

Durante il Dopoguerra, tra la fame e le macerie, quelle donne e quegli uomini proponevano, quindi, dei concetti che avrebbero contraddistinto tutt’altra fase storica: quella della dieta per scelta e non per povertà.

Non al secondo posto, poi, la necessità di rinnovare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori nella evoluzione del lavoro; impegno proprio di una Associazione Professionale in un Mondo che cambia.

Oggi l’ILO, la Organizzazione Mondiale del Lavoro, riporta, ad esempio, che a causa dei cambiamenti climatici, oltre 2,4 miliardi di lavoratori, su 3,4 miliardi in totale, risultano potenzialmente esposti a calore eccessivo durante le attività. Addirittura per il caldo ogni anno sono 22,87 milioni gli infortuni sul lavoro e 18.970 le morti.

Il cambiamento climatico caratterizza in maniera preponderante proprio il nostro settore, l’agroalimentare.

Terzo, quello di far riemergere la Carta Costituzionale all’indomani delle proteste degli agricoltori delle settimane passate lì dove qualche rappresentante delle Istituzioni o qualche agricoltore ha fatto confusione per competenze e responsabilità costituzionali.

Molto spesso ci sono state dichiarazioni sull’Europa, sull’Unione Europea, che hanno disorientato il confronto, spesso per propaganda, molte altre per ignoranza. Proviamo a coltivare la conoscenza anche per guardare al prossimo voto con più consapevolezza e alla prossima Pac con maggiore responsabilità.

Poi, non mi sembra di poca importanza, il Presidente della Repubblica ha chiesto ai corpi intermedi di fare pedagogia istituzionale, democratica ed Europea.

Il libro oggetto degli incontri è quello scritto dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, con la prefazione proprio del nostro Presidente Mattarella.

Negli incontri l’autore ha rievocato la metafora della linea retta: cioè, dato un punto per raggiungere un altro punto le geometrie dittatoriali usano le rette, quelle democratiche le lineee curve.

All’agricoltore e al pescatore non chiedetegli neanche tra il dissodare e il solcare quante curve hanno dovuto fare o quanto amino la circolarità del sole per lavorare meglio e la flessuosità dello sgorgare dell’acqua per garantire vitalità.

Io in quei dibattiti ho evocato il genio del compromesso, che nel 1981 l’allora Cardinale Joseph Ratzinger ne definì tutta la nobiltà, lì dove più fragilità insieme divenivano una forza.

Ratzinger si chiamerà Benedetto XVI come quel Santo che è Patrono dell’Europa, ma anche dei campi e dei contadini.

Senza i frati Benedettini probabilmente l’agricoltura italiana ed europea sarebbe partita nell’età moderna da posizioni molto più primitive.

Tale domanda potrebbe essere rivolta a dom Pierre Pérignon, sempre monaco benedettino, così come alla laicissima Francia.

Torniamo però al compromesso e alle curve, sollecitando un pensiero culturalmente e politicamente originale.

Da anni in Italia vi è un concetto trasversale, sostenuto a destra e a sinistra, e cioè che la nostra Penisola è la maggiore detentrice delle migliori risorse agroalimentari del Mondo.

Sventoliamo una semiesclusività simile a quella degli Arabi per il petrolio o dei Sudafricani per i diamanti.

Nella storia detenere tanto rispetto agli altri ha sempre rappresentato un elemento di conflittualità e la nostra vocazione non sarebbe proprio quella di alimentare nuove guerre, ma di alimentare più persone possibili in maniera salutare e con gusto, articolo 32 della Costituzione.

Ecco allora che il 1 maggio ci viene in aiuto per stabilire un nuovo messaggio, cioè la qualità professionale italiana come compromesso dell’integrazione alimentare mondiale.

Stiamo parlando della nostra capacità lavorativa come agente valorizzante dell’armonia delle offerte della natura, quella capacità del genio delle lavoratrici e lavoratori che sanno tracciare curve seducenti che uniscono il produttore agricolo italiano al pescatore siberiano fino al vignaiolo della Mosella.

L’Italia è un prestigioso orto con prodotti straordinari, ma siamo un orto per pochi, non abbiamo le quantità per servire il Mondo, abbiamo però le donne e gli uomini che possono disegnare una offerta del cibo, sana gustosa e accessibile per costi.

Ciò dobbiamo farlo nel Mondo, abbiamo questo compito, un ruolo per generare armonia, quindi pace.

Le risorse agroalimentari non come elementi per disuguaglianze conflittuali, ma come punti per tracciare curve per legami sociali ed economici.

Per ACLI TERRA se iniziassimo a cambiare l’interpretazione culturale dell’agroalimentare italiano inizieremmo a professare in Europa un nuovo stile per un’appartenenza ad un’identità senza confini, ma marcatamente identificata da parametri culturali e intellettuali, probabilmente etici, tutti vocati alla bellezza, al gusto, dell’armonia.

Non abbiamo piantagioni di caffè, eppure a Napoli lo eleviamo a bandiera rappresentativa, il risotto alla milanese cresceva in medioriente, oppure chiedete se le vongole siano parte della nostra cultura o di quella filippina, mentre a Taranto o a Messina le cozze ci sono da qualche secolo e le patate di Avezzano le coltivavano i "Maya marsicani".

Noi siamo quelli che stanno dando all’abbondanza sudamericana dell’avocado nuove dimensioni e probabilmente saremo quelli che coltiveranno l’avocado di Sicilia come eccellenza o daranno spazio al Lion Fish nei menù di ogni dove.

Prendere più punti e connetterli in maniera diversa, si chiama immaginazione, che è alla base della visione.

Questa è la nostra visione, il talento e la competenza nel lavoro, non il prodotto, questo lo dico perché sulle quantità perderemmo ogni sfida e neanche possiamo permetterci un Mondo delle esclusività, che genera, come detto, conflitti.

Il lavoro che dobbiamo continuare a proteggere con politiche sociali e formative pubbliche è la nostra indissolubile eccellenza.

La parola lusso deriva da luxus, in latino abbondanza di vegetazione, ecco che noi siamo chiamati a lavorare per offrire questa abbondanza a tutti, generando nuove elaborazioni nell’assecondare la natura.

Connettere punti diversi in maniera diversa, è la seduzione della originale visione armonica del Mondo.

Probabilmente il metodo proposto dalle autrici e dagli autori della Costituzione.

 

Nicola Tavoletta
Presidente nazionale ACLI TERRA

Il 22 aprile ACLI TERRA, alle ore 19,30, tramite la piattaforma Teams, svolgerà un seminario sulle innovazioni in agricoltura.

I relatori parleranno dell’evoluzione dell’Agritech e in particolare il tema è “Innovare l’agricoltura  con la stampa 3D e l’industria 5.0.

I lavori saranno coordinati dalla Vice Presidente dell’Associazione professionale agricola delle ACLI Arianna Zizzo e a relazionare saranno: il professore Claudio Piccioli, progettista e designer industriale SIT3D, l’esperto di stampa 3D della Treddy srl Mauro Cavina, l’esperto di tecnologie innovative per l’agricoltura C.T.O. della Feed srl Fabrizio Ferraiuolo e il Direttore del CAA ACLI srl Paolo Bartoli.

Un incontro voluto dalla Presidenza Nazionale di ACLI TERRA per affrontare delle specificità tecniche della innovazione in agricoltura, svelando nuovi strumenti utili per migliorare l’efficienza del lavoro nei campi.

Opportunità per investimenti tramite lo sviluppo rurale così da offrire soluzioni per la qualità del lavoro e per le prestazioni economiche della produzione.

Per partecipare è possibile chiedere il link alla casella di posta elettronica Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Come tantissimi calabresi, Fabio Aiello, ingegnere, con la sua famiglia, lascia la Calabria e la città della piana per andare incontro al lavoro al Nord, al confine con la Svizzera. Ha unintuizionesicuramente generata dalla passione di fare qualcosa per la sua Calabria. Qualcosa legata alle origini, alla vita di un popolo operosoalla tutela dell’ambiente ed alla riscoperta di tradizioni e di antichi mestieri,alla qualità delle eccellenze del sud.Che sono tante, alcune da scoprire, altre sconosciute.Ed ecco venir fuori la grande ideaVicino l’antica Nicastro, costeggiando il fiume Cannequasi ai piedi del Castello Normanno Svevo,Fabio Aiello, alcuni anni fa, scopre la presenza dei ruderi di un mulino a pietrameglio conosciuto come il Mulino delle Fate. Un rudere dimenticato, a prima vista quasi irrecuperabile << dove si racconta che sia legato un incantesimo e la farina aumenti di quantità in modo misterioso in particolari periodi dell’anno>>Pezzo dopo pezzo, a partire dalle opere murarie, i sentierile macine, l’utilizzo delle acque, tutto riprenderà la forma originaria si perverrà alla funzionalità del mulino.Di straordinaria bellezza sono anche le collinselvose che si trovano ai piedi del monte Reventino eche a destra e sinistra del fiumearricchiscono di vegetazione ogni angolo intorno alla strutturache ospita il vecchio mulino. La particolarità di questa operazione di ristrutturazionenon nasce solo come intervento di archeologia industriale, che pure è presente, poiché nella visione diFabio Aiello vi è la progettazione di un luogo ospitale per riportare alla lucela vita del mulino e del mugnaio, del profumo del grano e dellefarineIn più dare nuova dimora alla fata Gelsomina. Insomma tantavitalità intorno ad una storia edun’opera di archeologia industriale fatta con cura.In città e persino nel comprensorio, il progetto è visto come un punto di sviluppo culturale locale, di turismo didattico, di luogopaesaggistico tutelato nel rispetto dell’ambienteOggi, a distanza di qualche anno, possiamo dire che la scommessa è stata vinta, riconosciuta anche dalla assegnazione di  diversi premi di valore nazionale. Lamezia, grazie al Mulino delle Fate, è meta continua di migliaia di visitatori.Potremmo anche dire che il Mulino delle Fate, somiglia ad un ecomuseoopen airenato nel suo ambiente naturale e fisico, periurbano e comunitarioDopo la straordinaria e definitiva ricostruzione, ha intrapreso la strada di promozione sociale del luogo e delle tradizioni localiCon il format Macinare culturain linea con quanto promuove l’Associazione Italiana Amici Mulini Storiciaccoglie visitatori da ognidove, scolaresche, poeti, cantori, scrittori, lettori, musicisti, cantastorie. Due anni fa il presidentenazionale AIAMSGabriele Settivisitò il Mulino e lo trovò di straordinaria bellezza, portandosi dietro una convinzione che anche in Calabria la storia dei mulini e la loro presenza arricchisce l’economia e la cultura locale. L’AIAMS, di cui il Mulino delle Fate fa parte, è una un’Associazione culturale che intende riunire studiosi, proprietari ed appassionati di muliniperpromuove a livello nazionale la riscopertala valorizzazione culturale e turistica dei mulini per salvaguardare la loro valenza storica, architettonica e meccanica.Come d’altra parte fa anche l’Associazione lComunità dei grani antichi e dei mulini a pietra” che ha sede in Calabria,associata ad AiamsCome dire, in Italia, da nord a sud vi è una rete di appassionati animatori territoriali della storia degli antichi mulini, per secoli veri protagonisti delle economie regionali.Acli Terra Calabria sostiene da sempre che in Calabria, nel 1800i mulini a pietra erano circa duemila, rappresentavano una forte economia dell’industria molitoria,una spinta storica che ci spinge ad attivarsi per recuperare questo pezzo di economia e cultura regionaleIntanto qui, nel cuore della Calabriacentinaia di visitatori continuano ad essere accolti dal gorgoglio delle acque del fiume Canne e dal suono delle macine in pietra che ruotano lente e fresche di rabbigliatura.Si è anche in presenzadi un piccolo parco naturale integrato: natura, patrimonio storico-archeologico-paesaggistico,ripristino e valorizzazione di un geo-sito e opere  di conservazione.Significativo è statoil ritorno alla rinascita di aspetti e tradizioni della vita di comunità soprattutto del secolo scorso e da trasferire alle nuove generazioni, in particolare i bambini, che hanno incontrato la magia del luogo.Tutti elementi che danno forza alla comunità del mulino delle Fate nelle tante serate estive, alcune illuminate persino dalla luna che si alza sopra la cima del Castello Normanno Svevo, che auspichiamo a breve possa fare parte del percorso turistico e di animazione culturale della città di Lamezia Terme. 

Pino Campisi

Referente AIAMS Calabria ( Associazione Italiana Amici Mulini Storici )

Acli Terra Crotone da tempo sta seguendo il progetto innovativo ed a coltivazione sperimentale di alcune varietà di avocado presso l'azienda Castagnino.L'avocado o Persea Americanaè una specie arborea da frutto che appartiene alla famiglia delle Lauracee. L'albero è di taglia media e misura circa 10 metri d'altezza, anche se può raggiungere i 15-20 m.In condizioni ideali, la pianta di avocado potrà iniziare a produrre i primi frutti già dopo 3 o 4 anni. Diverse sono le varietà di avocado coltivate dall'azienda del giovane imprenditore Franco CastagninoLa varietà Hass di avocado è la migliore come consistenza al palato essendo pastosa e cremosa inoltre il gusto è burroso e piacevole.

Questa sua consistenza è data dalla presenza di grassi naturali ed in particolare sono presenti acidi grassi insaturi sino ad oltre il 30%.La varietà Ettinger ha forma di pera con buccia liscia, sottile, verde brillante, la polpa è verde pallido, burrosa, senza fibre e con buone qualità organolettiche. Gli avocado Ettinger hanno un sapore delicato e il frutto ha una dimensione media con un peso che varia tra i 270 e i 430 g.Una varietà recente allevata in California da John Pinkerton e registrata nel 1975. L'albero è molto vigoroso e tollera temperature da -1 / -2 °C a 30 °C. Le qualità organolettiche di questa varietà sono eccellentigusto nocciolae la polpa è liscia, burrosa e senza fibre. Infine abbiamo la varietà Reed buccia lisciadi origine californiana ed è stata selezionata da James Reedregistrato nel 1960. La sua resistenza al freddo è paragonabile a quella della “Hass”. I frutti sono grandi e di forma rotonda singolare.La fioritura dura tutta la primavera e, quindi, convive nel tempo con la maturazione dei frutti che sono in fase di raccoltaIl frutto è grosso (200-350 g/frutto).Per quanto riguarda benefici, proprietà e calorie dell'avocado, possiamo affermare che il frutto ha proprietà aromatiche, digestive e aiuta a contrastare la dissenteria, essendo un ottimo astringente.

L'avocado è ricco di calcio e potassio, di fibre e grassi monoinsaturi, utili a contrastare il diabete. Ricco di vitamine: A, B1, B2, D, E, K, H, PP.L’azienda agricola Castagnino, di recente, ha aperto un punto vendita nel pieno centro di Crotonedove si troveranno tutti i prodotti agroalimentari biologici, naturali e salutari di qualità. Con l’apertura del nuovo store aziendale il gruppo Castagnino consolida la propria presenza in Calabria grazie soprattutto alla vendita a km 0. Tanti gli investimenti sul territorio puntando sulla filiera tra le mura amiche, coltivando e trasformando i prodotti in “casa”. Quella stessa casa che oggi si presenta con un brand totalmente rinnovato, risultato di un processo di restyling del marchio portato avanti con l’obiettivo di rendere prestigioso l’ambiente in cui esporre le prelibatezze crotonesi.

Puntando alla capacità di evolversi costantemente, l’azienda Castagnino si è presentata anche tra le aziende espositrici alla fiera internazionale Macfrut 2023mettendo in mostra l’altissima specializzazione, la ricerca del buon prodotto e la cura del Packaging (new entry quello ecologico). Elementi questi preposti a rendere l’azienda e lo store luoghi ideali in cui vivere un’autentica food experience all’italiana. Le diverse miscele di prodotti proposte (melagrana, mirtillo, agrumi, ecc.), a frutto singolo o miscelati tra loro, rigorosamente biologici e privi di conservanti, addensanti e coloranti vari, ma soprattutto su circa l’80% dei prodotti abbracciano inoltre la fascia “No sugar” e “Gluten free” più semplicemente senza zuccheri aggiunti e senza glutine. Insomma , una azienda di ottimo livello e con grandi prospettive di crescita sul territorio regionale e nazionale.

Tommaso Pupa – dottore agronomo e Presidente Acli Terra Crotone

ACLI TERRA e il CAA ACLI SRL si congratulano con il Presidente Nicola Tavoletta per essere stato insignito da DocItaly del titolo onorario di Ambasciatore del Made in Italy in una cerimonia a Roma nella prestigiosa sala della Protomoteca nel Campidoglio.
In particolare gli è stato riconosciuto il suo impegno internazionale per la promozione etica dell'agricoltura italiana.

Il Presidente Tavoletta ha dichiarato: <<la missione di ACLI TERRA è quella di rappresentare e sostenere il lavoro delle donne e degli uomini in agricoltura e nelle marinerie, anche perché è il vero valore aggiunto del Made in Italy, molto più dei prodotti naturali. La nostra associazione cura le lavoratrici e i lavoratori per tutelare e migliorare i talenti e le competenze, considerandoli prima di tutto nell'integrità della personalità e successivamente nelle prestazioni. Il nostro prodotto è eccellente perché personalizzato da storie di comunità. Il Centro di Assistenza Agricola è il braccio operativo nell'affiancare gli agricoltori non solo tecnicamente, anche idealmente. Insomma al centro le lavoratrici e i lavoratori per una visione internazionale e di qualità del nostro sistema Agroalimentare>>.

Il Presidente Tavoletta ha dato appuntamento ad Orbetello per il prossimo 6 aprile per un evento europeo in laguna per promuovere i prodotti di aziende ACLI TERRA di più regioni.

Il Premio Re Italo, Terra degli Enotri ha celebrato il 15 marzo 2024 la sua seconda edizione, che ha registrato il coinvolgimento attivo, accanto alle associazioni promotrici di ACLI, Circolo “Don Saverio Gatti” di Lamezia Terme, ed AcliTerra Calabria, anche della società LameziaEuropadella Fondazione Augurusa, dell’UCID Calabria e del Comune di Lamezia Terme. Grandi sono stati anche la partecipazione di pubblico e l’interesse suscitato dall’iniziativa. 

Le ragioni della creazione del Premio sono state illustrate dall’ideatore e Presidente del Premio, Pino Campisi, che ha tutto il merito di aver coltivato a lungo l’idea e di averla alla fine realizzata con la finalità di far conoscere quanto di bello e di buono i Calabresi hanno saputo e sanno ancora fare, perimprimere uno stimolo forte e l’impegno a ripartire dalle nostre positività, per rilanciare lo sviluppo economico, sociale e culturale di cui la Calabria ha assolutamente bisogno. Ragioni e finalità che anch’io condivido da sempre e che mi sento impegnata a sostenere quando nascono iniziative capaci di promuoverle, come questa ha dimostrato essere

Le riflessioni che seguono sono quelle da me proposte in quella sede per chiarire dal punto di vista storico e scientifico il fondamento “culturale” della doppia intitolazione del Premio, che mette insieme un dato geografico, la terra degli Enotri, e un dato mitico, il re Italo, con l’intento di consolidare i valori di riferimento, sottraendoli a fraintendimenti e inopportune semplificazioni.  

La geografia storica colloca la Calabria attuale (che ha preso tardi questo nome) nella parte meridionale della terra degli Enotri, lOinotrìa,che comprendeva anche l’intera Basilicata. Nome antico del popolo indigeno e denominazione geografica realmenteesistentidocumentati ed ora diventati benriconoscibili attraverso dalle indagini archeologiche, che ne hanno identificato molti insediamenti, tante necropoli, tantissimi reperti che ne esprimono la cultura materiale. 

I Greci avevano già avuto occasione di entrare in rapporto con alcune comunità di Enotri insediate in prossimità di approdi naturali fin dalla seconda metà del II millennio a.C. durante viaggi per mare affrontati per secoli alla ricerca di materie prime. Mverso la fine dell’VIII sec. a. C., gruppi di greci erano arrivati a prendere possesso delle terre migliori degli Enotri e tra scontri violenti e necessari rapporti e adattamenti reciproci avevano finito per convivere nelle due regioni, i Greci nelle città fondate sulle coste (col loro vasto territorio nell’entroterra), gli Enotri rimasti ad abitare quasi solo nei loro villaggi dell’interno.

Nel corso del VI secolo a.C. e stabilmente dal V compare nei testi antichi la denominazione geografica di Italìache finisce poi per sostituire quella di OinotrìaIn questa sostituzione c’entrano ovviamente i Greci, ma più che sulla reale origine del nome Italìa, molto discussa già in antico,è importante fermare l’attenzione sul passaggio dalle due denominazioni geografiche ai progenitori mitici da cui sarebbero derivate.

Come sappiamo da Omero, da Esiodo, dai tanti poeti arcaici, i Greci avevano raccontato l’origine del mondo, degli dei e degli uomini, e poi dei vari popoli – a cominciare da quelli della Grecia stessa - creando genealogie e ponendo all’origine di ogni popolo un progenitore mitico, che avrebbe dato nome alla stirpe e alla regione da essa abitata in età storica: Eolo per gli Eoli e l’Eolide, Ione per gli Ioni e la Ionia, Doro per la Doride,e così via. Lo stesso fecero i Greci d’Occidente per i popoli dei quali avevano occupato le terre in Italia meridionale e in Sicilia o con i quali erano entrati in relazione nella penisola.Il più antico di questi progenitori mitici venne considerato Enotroche sarebbe giunto dal cuore della Grecia, dal Peloponneso, addirittura 17 generazioni prima della guerra di Troia(1600 circa a.C.)a cercare terre migliori in Occidente assieme al fratello Peucezio, eponimo del popolo dei Peucezi della Puglia. L’attribuzione di una sia pur lontanissima consanguineità e parentela era servita a legittimare la presa di possesso delle terre degli Enotri e dei Peucezi da parte dei coloni greci che avevano fondato in Calabria Sibari, Crotone, Caulonia, Locri, Reggio, e ancora Metaponto in Basilicata, Taranto in Puglia. Era servita a consolidare processi di integrazione, di complementarità economica, di convivenza pacifica, di acculturazione. 

Anche il nome più recente di Italìa ricevette dalla fervida fantasia dei Greci il suo progenitore mitico, Italo, che sarebbe stato un re degli Enotri solo tre generazioni prima della guerra di Troia, il quale avrebbe avuto il merito di rendere stanziale il suo popolo di pastori transumanti abituandoli a praticare l’agricoltura in sedi stabili. Dobbiamo allo storico siracusano Antioco, che nella seconda metà del V sec. a.C. aveva scritto una storia proprio Sull’Italìa(nota solo per alcune citazioni), la precisazione che le dimensioni del regno, che da Italo avrebbe preso il nome di Italìaall’inizio comprendeva solo le terre dall’istmo lametino-scilletino fino allo stretto e poi, sotto lo stesso re, avrebbe raggiunto i confini dell’attuale Calabria. Un secolo dopo Aristotele raccoglie anche altre notizie e nell’opera La Politicaaggiunge particolari che connotano ancora meglio la figura del re Italo come un eroe culturale: buono e saggio,il re avrebbe unito progressivamente le varie tribù di tutto il territorio, avrebbe introdotto delle leggi rimaste salde nel tempo, tra cui i sissizi, frugalissimi pasti in comune degli uomini in armi, che sarebbero stati addirittura anteriori a quelli che la tradizione greca attribuiva Minosse, il mitico re di Creta, per i Greci legislatoreinsuperabileL’immagine di re Italo creata per l’occasione dall’artista Max Marra ne offre un’efficace raffigurazione. Le doti attribuite al re Italo implicitamente definiscono quelle del suo popolo, unificato, valoroso, laborioso, dedito alla pastorizia e all’agricoltura (come la maggior parte dei popoli greci, e non solo in età arcaica), saldo nel rispetto delle proprie buone leggi. 

Il fatto che storici e filosofi autorevoli facciano riferimento a eroi ed eventi del lontano passato non trasforma né gli uni né gli altri in fatti e personaggi storici. Ma non servequifermarsi a indagare quale funzione fosse stata attribuita da Antioco o da Eforo o da Aristotele alla figura mitica di Italo. Un mito è un mito, e può assumere nel tempo un valore sempre nuovo e diverso, funzionale a coloro che se ne riappropriano per avallarequalcosa che da quel mito possa trarre un punto di forza. È ormai nota la scelta per L’Aquila come città della cultura 2026. Ma qualche giorno prima un quotidiano del Molise aveva provato a sfruttare come punto di forza proprio il nome «Italia» per far cadere la scelta su Agnone, perché quel nome a dire di dotti locali si sarebbe imposto con la rivolta contro Roma delle popolazioni del centro della penisolaescluse dalla cittadinanza romana, che avevano collettivamente assunto il nomedi Italici (guerra sociale, 90-88 a.C.)In verità il nome Italia si era esteso al resto della penisola già due secoli prima, quando Roma aveva conquistato la Magna Grecia, l’antica Italìa

Che uso intende fare del re Italo questo Premio? Non certo un uso retorico, o consolatorio, o nostalgico del passato, o per accampare rivendicazioni inconsistenti, come purtroppo spesso fanno troppi Calabresi quando rievocano perduti splendori.    

Il re Italo rimanda nel nomealla Calabria «prima Italia» e come eroe culturale richiama le peculiarità economiche reali e persistenti della regione, agricoltura e allevamento;racchiude nella sua immagine miticavalori positivi della saggezza, delle capacità organizzative, di processi di unione e di condivisione di leggi, costumi, pratiche comunitarie. Un premio intitolato al re Italo vuole essere dunque un invito alla ripartenza, alla ricerca di tutte quelle realtà positive che in Calabria ci sono ancora, nei vari campi di attività, e sulle quali è doveroso riannodare un racconto positivo di quello che la regione è e può ancora dare a tutta l’Italia, oggi e nel futuro.

La scommessa implicita degli organizzatori del Premio, come la speranza di quanti ne condividono le finalità, è che cresca la consapevolezza delle tante positive opportunità ancora presenti in Calabria, e che siano sempre più numerosi i giovani disposti a restare o a tornare per mettersi in giogo nel creare innovazione facendo tesoro della tradizione come punto di forza.

 

Prof.ssa Giovanna De Sensi Sestito - UNICAL

Cresce l’interesse verso il consumo consapevole dell’oro verde, grazie anche all’impegno costante sul territorio di associazioni di settore e tecnici. Ormai è accertato : un consumo costante di olio extravergine d’oliva di qualità apporta benefici notevoli alla nostra salute. Ma vorrei dedicarmi all’approfondimento della biodiversità olivicola calabrese, ampiamente vasta e che purtroppo è poco tutelata.Al mondo, l’ultimo censimento (ormai poco puntuale visto che risale a circa due lustri) annovera 2600 varietà all'incirca. Una quantità notevole direi, il 30% delle quali è detenuto dall’Italia, con ben 737 varietà. Pensate bene a quanto siamo importanti dal punto di vista olivicolo-oleario!È in Calabria? Abbiamo un patrimonio olivicolo di pregio, con ben 30 varietà attualmente registrate, purtroppo molto delle quali relegate in micro-areali o spesso abbandonate.

Direi che questo è un atteggiamento decisamente poco favorevole allo sviluppo dell’olivicoltura regionale, che per orografia poco si allinea con l’olivicoltura della globalizzazione (che potrebbe essere anche un vanto…).Varietà come la pennulara ci arricchiscono di cultura oltre a donarciun olio d’oliva con caratteristiche di pregio. La stessa dal punto di vista qualitativo produce un enorme quantitativo di acido oleico (il più rappresentativo degli acidi grassi) arrivando fino all’82%, ma anche sul contenuto in polifenoli totali. I luoghi ameni in cui cresce la cv. pennulara sono a tratti sacri. Vi invito a percorrerli a piedi, ne rimarrete estasiati. Potrete osservare un luogo in cui l’olivo cresce naturalmente, privo da disturbi (se non quello dell’uomo che spesso male lo gestisce!). Passerete da punti in cui longeve piante si erpicano su rocce monolitiche a tratti pianeggianti che ben si accostano e si integrano nella lussureggiante macchia mediterranea, luogo del leccio, del cisto, del lentisco. Nicchie ecologiche che vanno tutelate ogni giorno, perché esse sono casa per le api, per tanti altri insetti utili e che fungono da ecosistema a  stante.

Passeggiando tra i luoghi di coltivazione della pennulara, nei comuni di Caccuri, Cerenzia, Castelsilano, San Giovanni in fiore e paesi limitrofi potrete imbattervi nel borgo abbandonato di Acherentia fondata da Filottete secondo Strabone, dagli Enotri secondo Stefano di Bisanzio - il paese, identificato anche con il toponimo di Pumentum, si sviluppò su due colli situati nell'odierna contrada Scozia di Cerenzia, dove Acerenthia prosperò per molti secoli. E poi come non menzionare il palinsesto architettonico del monastero del Vurdojche è singolare e spettacolare. È caratterizzato dalla Chiesa intitolata a San Giacomo, edificata nel 1196, la cui facciata è impreziosita da un bel portale ad arco acuto con finestre monofore dello stesso stile e da un palazzotto signorile. Fondato dall’Abate Gioacchino tra il 1196 e il 1197 come Grancia del monastero Florense, ha a fianco un oratorio e varie case coloniche per la coltivazione delle terre ricevute in dono dall’Imperatore Enrico VI.Oggi il Vurdoj è un agriturismo che preserva le antiche ricette calabre per offrire ai visitatori tutto l’affetto dell’accoglienza degli uomini del sud.L’olio extravergine di oliva della cv. pennulara si sta distinguendo in competizioni nazionali e internazionali. Nel “backstage” storie di giovani imprenditori, di donne caparbie e resilienti che amano la loro terra e non l’hanno abbandonata ma che con tenacia e rispetto di questi luoghi portano avanti tutto il bello che la nostra Terra possa avere. Faccio loro i più fervidi auguri, possiate salire sempre più in alto, solo dove gli onesti e i virtuosi osano!Sarò un sognatore? Ma questa è la Calabria che a me piace. Siamo all’inizio di una nuova storia, che dovrà chiaramente allinearsi alle nuove regole comunitarie, investire sulle nuove tecnologie, ma sempre con la mano posta sul cuore.

Thomas Vatrano –dottore agronomo 

Durante la quarta edizione di “Acli Terra Lab” 2024, la due giorni nazionale di incontri-dibattiti, seminari e attività formative tecnico-scientifiche con il mondo politico-istituzionale, realtà associative, operatori e imprese del settore agricolo e delle marinerie, ancora in corso a Roma, il presidente nazionale Acli Terra, Nicola Tavoletta, ha sollevato il tema dell'equilibrio ambientale nel Mediterraneo. 

In particolare, Tavoletta ha rilevato la presenza crescente del Lion Fish, il pesce leone che sta già incidendo sullo stato della fauna marina nel Mediterraneo orientale, divorando moltissime specie e minacciando la biodiversità. 
Ecco perché - sottolinea Tavoletta - "Come Acli Terra abbiamo segnalato la questione di questa specie aliena ai numerosi parlamentari europei e italiani che hanno partecipato ai panel del nostro evento, chiedendo loro di sollecitare i ministri dell'Agricoltura e dell'Ambiente a chiedere deroghe alla Commissione europea sui sistemi di pesca adatti alla cattura di questa specie, e ciò in collaborazione con il governo della Grecia e quello cipriota, già al lavoro, e sicuramente con l’esecutivo francese, attento all'argomento”.

Acli Terra, quindi, parte oggi con una campagna internazionale sulla gestione della presenza del Lion Fish nel Mediterraneo. 

Infatti, nei giorni scorsi, il presidente Acli Terra si è confrontato personalmente sul problema delLion Fish nel Principato di Monaco, alla “Monaco Ocean Week”sviluppando una rete internazionale tra associazioni per la sensibilizzazione sociale a questa questione ambientale, che può essere gestita solo con l'impegno dei pescatori e dei ristoratori.

Il Lion Fish, talora anche detto pesce scorpione, è, infatti, un pesce vorace, con una straordinaria capacità riproduttiva che sta avendo un impatto enorme tra Cipro, la Turchia e la Grecia. 
Il pesce leone si sta ora avvicinando in Italia, puntando a colonizzare il Mediterraneo occidentale. Proviene dall'Oceano Pacifico e quello Indiano, è un pesce assolutamente commestibile, gustoso, però velenoso per gli aculei. Ha un impatto nettamente superiore al granchio blu, ma la buona notizia è che è gradevole in cucina, quindi l'unico predatore che può controllare la presenza per un equilibrio naturale è l'uomo. 
L'invasione di questa specie, tramite le imbarcazioni che provengono tramite il Canale di Suez, è dovuta a una rapida riproduzione, in due anni, di un +400%.

Premio Re Italo Terre degli Enotri – Seconda Edizione 2024

Presso il Chiostro San Domenico di Lamezia Terme, venerdì 15 marzo, si è svolta la seconda edizione del Premio Re Italo Terre degli Enotri.  Il filo conduttore ed i valori di fondo del Premio sono declinati per il secondo anno sulla consapevolezza che : «La Calabria ha bisogno di essere raccontata per le sue antichissime origini, il patrimonio umano e culturale, le bellezze naturali, i talenti e carismi, gli imprenditori della creatività del buon cibo e della tutela della biodiversità. Re Italo nella Terra degli Enotri per un cammino rigenerativo contemporaneo illuminato e progredito». L'evento promosso dal Circolo Acli don Saverio Gatti, da  Acli Terra Calabria e dall’Ucid (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti), con i patrocini di Lamezia Europa SPA, Fondazione Augurusa e Comune di Lamezia Terme, si è caratterizzato per la presenza di diverse realtà culturali, imprenditoriali e personalità del mondo culturale, i quali ricevendo il Premio Re Italo Terre degli Enotri, in segno di gratitudine ed ammirazione per essersi contraddistinti nei rispettivi settori di appartenenza, hanno offerto con i loro interventi uno spazio positivo e propositivo di una Calabria in crescita. Re Italo nella Terra degli Enotri rappresenta un cammino rigenerativo contemporaneo illuminato e progredito. Pino Campisi, Presidente regionale di Acli Terra Calabria, ideatore e presidente del Premio, nell’introdurre la serata ha sottolineato:<<In questa seconda edizione siamo sulla strada giusta, quella che deve dare un valore identitario al nostro territorio, in questa straordinaria parte centrale della Calabria. Noi salviamo questa terra che fu di Re Italo, solo se andremo alla ricerca della qualità in tutti gli ambiti, se saremo esploratori innovativi nel contesto nazionale e forti nella cultura e nell’impresa. Se sapremo essere custodi del pensiero e dell’esempio dei nostri uomini migliori e difenderli dall’usura di questo tempo che di continuo cade in basso e, attraverso l’invadenza dell’effimero, tenta di rimuovere  i sacrifici di quanti hanno costruito questo Paese con la loro professionalità ed i loro saperi, la loro conoscenza. Dobbiamo andare oltre l’attesa, persino oltre un certo tipo di analisi, di fatti e dati. Analisi ne abbiamo sperimentate e scandagliatetantissime, di ogni genere  e a lungo; ora dobbiamo pensare ed  essere operosi contemporanei e lavorare per una  storia integrata dello sviluppo. Quella di cui parlava Giorgio Sebregondi, meridionalista di azione e di costruzione, mai di lamento. Il suo è un “pensare economico” che mi interessa ancora moltoE’ colui che portava avanti il pensiero generativo per una Italia proiettata alla ricostruzione, cosa che avvenne in molti ambiti, poiché l’idea era di una classe dirigente che pensava in termini concreti e poi diffondeva ciò che si pensava. Il Premio Re Italo, da questa seconda edizione, non appartiene più solo alle Acli ( …quest’anno le Acli celebrano 80 anni di storia anno di nascita 1944 ), una storia molto importante, di grande e diffuso servizio al nostro Paese ), ma anche ad altre  istituzioni,  partner di prestigio e dunque assume un significato, più condiviso ed importante, più inclusivo, più civico, della città, della Calabria; legato alle imprese serie e di valore, accompagnato da persone che amano la cultura e i territori . Di tutto questo ne siamo fieri, come lo siamo del nostro Re Italo, Insomma siamo dentro storie di cultura e di pensiero che si incontrano e si intrecciano attraverso un senso civico di valore e di valori. Il Premio Re Italo Terre degli Enotri nasce per dare continuità e contemporaneità a queste storie di vita e di cultura, di imprenditoria e di civismo>>.Di assoluto valore, una vera lectio magistralisla relazione della prof.ssa Giovanna De Sensi Sestito, docente di Storia antica dell’UNICAL, la quale ha ricostruito la storia del popolo degli Enotri e nell’ambito di questa il mito di Re Italo. A seguire gli interventi dell’on Leopoldo Chieffallo, Presidente di Lamezia Europa Spa, che già da due anni sostiene il Premio, perché vi è un legame orientato allo sviluppo delle imprese e dei prodotti di eccellenza. Da questa seconda edizione, ogni anno il Premio Re Italo sarà assegnato ad un imprenditore che ha scelto di investire dentro l’Area industriale di Lamezia Europa Spa. Francesco Augurusa, Presidente della Fondazione Antonio Emanuele Augurusa, da quest’anno sostenitore dell’evento, ha relazionato non solo sulla qualità delle imprese ma anche sul valore della formazione per dare maggiore impulso allo sviluppo regionale. Infine il sindaco della città avv. Paolo Mascaro, ritiene la manifestazione del Premio Re Italoun valore culturale di notevole significato sociale per la città e per la Calabria. Da questo territorio, ha affermato, riparte un segno positivo di valori soprattutto per i giovani e per gli uomini di culturache si spendono per affermare progetti di sviluppo economico e socialeI lavori della importante manifestazione sono stati coordinati magistralmente da Massimo Mercuri, conduttore televisivo e giornalista. A ricevere il Premio Re Italo Terre degli Enotri – Edizione 2024, sono stati:Max Marra  artista di elevato valore nazionale,  pittore e scultore; Raffaele Trapasso – ricercatore OCSE ( Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico )Azienda-cooperativa "AlivaGianni Cortese - floraldesigner; il Polo Museale di Soriano Calabro, a ritirare il premiola direttrice Mariangela Preta;l’ Eremo di Soreto con Padre Pino Muller eremitaAzienda agricola olivicola Alfonsina Cosentino ; Salvatore Tarantino – artigiano ; Armando Taliano Grasso – docente Unical e scrittoreMuseo  del bergamotto Reggio Calabria, a ritirare il premioil presidente prof. Vittorio CaminitiAzienda apicolturaBiodi Fabio Galati  di Curinga (CZ)Trei premi alla memoria:Sharo Gambino – scrittore, giornalista, autore di testi teatrali, meridionalistaDomenico Romano Carratelli – Avvocato, già Presidente del ConsiglioRegionale della Calabria, bibliofilo, collezionista di libri antichi, ha scoperto il manoscritto acquerellato di fine '500 denominato Codice Romano Carratelli ed infine  Vincenzo Costanzo – imprenditore Azienda Dinamica Packaging Srldi Lamezia Terme. Nell’ambito della manifestazione c’è stato uno spazio espositivo di selezionate aziende agricole e agroalimentari e dell’artigianato di qualità, spazio voluto ed organizzato da Acli Terra Calabria.

Si svolgerà il 21-22 marzo 2024 a Roma presso Casa Acli, in vicolo del Conte 2, ACLI TERRA LAB 2024 – Quarta edizione, la nuova due giorni di incontri-dibattiti, seminari e attività formative tecnico-scientifiche, organizzata da ACLI TERRA nazionale, l’associazione professionale agricola di ispirazione cristiana di promozione e tutela del mondo rurale e delle marinerie. 

A partire dalle 15.30 del 21 marzo, dirigenti aclisti nazionali e dei territori, parlamentari, docenti universitari ed esperti, operatori ed aziende associate e non, esponenti del comparto agroalimentare e del gusto, dialogheranno sulle proposte e le prospettive sostenute e indicate da Acli Terra per lo sviluppo di un segmento economico-produttivo fondamentale per il nostro Paese, con la valorizzazione e la tutela ad ogni livello dei lavoratori agricoli.

I lavori, che saranno aperti dal saluto del Presidente nazionale delle ACLI, Emiliano Manfredonia, vedranno un susseguirsi di panel. 

Con – solo per citare alcuni relatori – agronomi e biotecnologi come Monica Crociata, Pasquale Galdieri, Tommaso Pupa; parlamentari nazionali ed europei quali Maria Chiara Gadda, Camilla Laureti, Maurizio Gasparri, Silvio Lai; i responsabili del CAA Acli, Centro assistenza agricola aclista, come Paolo Bartoli; esponenti di Acli Terra, con oltre il Presidente nazionale Nicola Tavoletta, Arianna Zizzo, Ezio Dandrea, Michele Zannini, Giuseppe Campisi; esperti e studiosi quali il professor Attilio Celant e il vice Presidente CNEL, Claudio Risso. 

Il Presidente nazionale Acli Terra, Nicola Tavoletta, sottolinea: “Con Acli Terra Lab 2024 offriamo una nuova due giorni di approfondimento e riflessione ad ampio raggio, con cui la nostra associazione professionale propone la propria visione e le possibili vie di sviluppo del mondo rurale e delle marinerie, dialogando con esponenti del mondo politico-istituzionale, realtà associative, operatori e imprese. Oltre ai numerosi dibattiti, molti saranno gli approfondimenti seminariali e di formazione tecnico-scientifica per mettere sempre più al centro dell’interesse e del dibattito pubblico l’agricoltura come settore fondamentale di eccellenza della nostra economia per produttori e consumatori, sottolineando sempre il valore delle lavoratrici e dei lavoratori, con il loro talento e competenza”.